lunedì 20 agosto 2012

PIETRO DA TALADA: QUEL PITTORE MISTERIOSO E SCONOSCIUTO

Pietro da Talada: quel pittore misterioso e sconosciuto.
Intervista a Normanna Albertini

19-08-2012 / Interviste / Nazareno Giusti

http://www.loschermo.it/articoli/view/45616

REGGIO EMILIA, 19 agosto- Un pittore misterioso di cui, sino a qualche decennio fa, gli storici dell'arte ignoravano l'esistenza. Un pittore di cui, ad oggi, si conoscono un pugno di opere che però bastano per farci capire il calibro di un artista straordinario che qualcuno ha definito “uno dei più grandi pittori della storia dell’umanità”.

Un pugno di opere sparse tra la Garfagnana, l'Emilia e la Valle del Serchio a cominciare dall’inconfondibile trittico di Borsigliana, con la “Madonna col Bambino tra i Santi Prospero e Nicola”, poi con la “Madonna col Bambino” della chiesa di Santa Maria di Capraia di Pieve Fosciana. Per proseguire con la “Madonna col Bambino”, conservata nel Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca, ma proveniente dalla chiesa di Rocca di Soraggio e la “Madonna Assunta”, fino alla chiesa di Santa Maria Assunta di Stazzema, in Versilia.

Opere realizzate sempre per luoghi romiti e solitari, raffiguranti, quasi ossessivamente,  immagini di Maria, della Madonna col bambino, una madre-maestra che insegna la scrittura. Immagini di maternità arcaica e precristiana realizzate con un attenzione maniacale verso i particolari dei volti e degli abiti, sempre con un espressione malinconica, quasi distante.

È una storia misteriosa, che si perde nei meandri del tempo, si mescola, diventa leggenda quella  del pittore noto, a critici e storici,  come "maestro di Borsigliana", il cui nome era Pietro da Talada, paese emiliano in cui era nato e cresciuto “tra vacche e letame”, come ha scritto Maurizio Maggiani.

Alcune presentazioni dei libri su Pietro da Talada
Pietro da Talada sembra voler essere il pittore degli umili, dei poveri, di un’umanità abituata alla fatica più estrema e a migrazioni stagionali.  Vaga per le montagne dell’Appennino in un  territorio selvaggio di scoscesi versanti, alpeggi, boscaglie, strapiombi, torrenti, acque termali e grotte. Una terra remota, solitaria, selvaggia fatta di gente rude e spigolosa come avrà a descrivere, decenni dopo, Ludovico Ariosto.

Realizza opere di inaudita bellezza per luoghi inattesi, chiese solitarie di terre di passaggio tra il Tirreno e le zone padane (tra le vie del sale e quelle dei pellegrini), capolavori per un popolo di pastori e boscaioli che volevano regalarsi il lusso di un quadro sacro.

A Borsigliana, per esempio, non più di dieci case, qualche stalla e un reticolo di metati smarriti nei boschi, i contadini gli fecero dipingere un trittico di una bellezza straordinaria.

Ma quello che ancora di più stupisce critici e storici è il suo stile.  Il periodo storico e artistico in cui egli lavora è chiamato dal Giorgio Vasari “la seconda età” dell’arte. Cioè quella della Rinascenza. Eppure, Pietro sposa pienamente lo stile del gotico internazionale, almeno a vedere dalle sue enormi tavole a fondo oro che a una lettura superficiale paiono fuori luogo.

Madonna del Soccorso
opera di Pietro, foto di James Bragazzi
Un pittore quindi straordinariamente affascinante attorno alla cui figura negli ultimi tempi c'è un gran movimento grazie sopratutto alla sua riscoperta dovuta prima a un romanzo “Pietro dei Colori” (edito da Prospettiva editrice) e poi un saggio “Pietro da Talada: un pittore del 1400” (edito da Garfagnana editrice) realizzati da Normanna Albertini insegnante e scrittrice.

Albertini ma chi è, veramente, Pietro da Talada?
“Del pittore non c’è, ad oggi, nessuna notizia biografica, la località di nascita dovrebbe essere appunto Talada, che si trova nel comune di Busana, in provincia di Reggio Emilia. La sua firma, poi andata persa, venne rinvenuta sul basamento della tavola della “Madonna col Bambino di Rocca Soraggio”, conservata dal 1986 al Museo di Villa Guinigi, datata 1463. A quell’opera vennero affiancate ad altre, tutte nel territorio garfagnino e apuano. Attorno al trittico di Borsigliana, reso noto nel 1963 da Giuseppe Ardinghi, si costituì un corpus di dipinti: la tavola di Stazzema, la Madonna con il Bambino ora in collezione privata a Firenze, i tre pannelli di predella con il viaggio e l'arrivo dei Magi e l'adorazione dei pastori, la Madonna con il Bambino ora a Villa Guinigi, un S. Giovanni Battista di cui si ignora l'attuale collocazione e infine il polittico di Corfino e la Madonna di Capraia”.

Come e quando ha conosciuto questa figura?
“Lo “conobbi” su uno dei volumi di “Storia delle donne” di Duby e rimasi piacevolmente sorpresa di fronte alla sua capacità di imprigionare e diffondere la luce, ma già l’avevo incontrato in una mostra a lui dedicata a Talada, curata da Pierdario Galassi. Ma ciò che più mi toccò furono i volti diafani, sempre soffusi di mestizia delle sua Madonne; una, in particolare, suscitò la mia curiosità: era Maria che insegnava a sillabare a Gesù tenuto sulle ginocchia. Un donna che insegnava a leggere e scrivere! Per di più utilizzando la pagina del Magnificat, la preghiera più sovversiva e rivoluzionaria che sia mai esistita.”




Per il suo stile lo si potrebbe definire allievo di Giotto anche se Pietro agiva oltre cento anni dopo...
“Sì, le sue opere sono tutte pervase da un tono, diciamo, arcaicizzante, messo in evidenza da atteggiamenti e movenze eleganti, dalle fisionomie molto marcate (quasi da caricatura) dei personaggi, che mostrano però come un sereno distacco che si fa tristezza nella Madonna, e poi l'oro dei fondi e le stoffe fastose e ornatissime che fanno da dossale alle varie Madonne o rivestono i personaggi; c’è ostentazione della ricchezza (come forse voleva il committente), nei pavimenti in marmi policromi, nei gioielli, nelle decorazioni, spesso realizzate in rilievo. Sono questi i caratteri tipici del “gotico internazionale”; eravamo già in pieno Umanesimo, ma Pietro, come altri pittori, aveva scelto di rimanere legato al gotico”.

Inizialmente Pietro è stato protagonista di un suo romanzo...
“Ho pubblicato nel 2009, con Prospettiva editrice, il romanzo “Pietro dei colori”, opera di pura immaginazione, ma con veri riferimenti storici, che riguardava il pittore Pietro da Talada. Romanzo che presentai alla fiera del libro di Torino. L’ambientazione storica, pur lontana, risulta volutamente attuale nell’argomento che più mi sta a cuore: la condizione delle donne. Madonne, cortigiane, ostesse, monache, contrabbandiere, molto diverse tra loro, eppure accomunate da un unico destino di subalternità, di dipendenza, sottomissione, sfruttamento e abuso. E poi le figure maschili, frutto di invenzione, tranne due, frate Mauro, geografo e cartografo, e, appunto, Pietro da Talada. Leggere il libro dà la possibilità di attraversare l’Appennino, di risalirne i fianchi fino ai crinali, lasciandosi avvolgere dalle sinestesie suggerite. Purtroppo, nelle zone dove Pietro è nato, le mie opere sono state volutamente ignorate, mentre si porta avanti un progetto finanziato con soldi pubblici che nemmeno le cita”.

Poi, è divenuto un saggio....
“Con Andrea Giannasi (editore del mio primo libro) si parlò dell’eventualità di far seguire al romanzo un saggio raccogliendo tutto il materiale di cui mi ero servita per documentarmi. Ne abbiamo riparlato, abbiamo cominciato a pensare e a stendere un progetto, sperando sempre, però, che qualcuno, sia di qua che di là dal Crinale, si rendesse conto della grande pubblicità gratuita che il mio romanzo aveva fatto al pittore e ai suoi luoghi e ce ne rendesse merito almeno in piccola parte. Poi, nell’autunno 2010, è uscita la notizia che alcuni enti locali dei due versanti del Crinale avrebbero lanciato un progetto che riguardava un libro fotografico su Pietro da Talada. Da parte di diverse persone che avevano conosciuto il pittore grazie al mio libro c’è stata la sorpresa, manifestata apertamente e pubblicamente, di vedermi fuori dal progetto. Io ho altrettanto pubblicamente spiegato che non centravo e che, se mi avessero contattato per il libro fotografico, ben conscia dei miei limiti, avrei dato gratis il mio contributo, ma, da quel che mi è stato detto, servivano “persone più competenti” di me. Intanto, io e Giannasi stavamo accumulando un bel po’ di materiale, lui aveva lanciato la nuova casa editrice “Garfagnana editrice” e voleva “inaugurarla” proprio con un saggio sul misterioso pittore: Pietro da Talada. Abbiamo cercato la collaborazione di Pier Dario Galassi che, dal 3 al 18 agosto del 2002, aveva messo in piedi la mostra sul pittore tra Talada, Casale e Cervarezza, di Umberto Bertolini, ex sindaco e ora preside di Piazza al Serchio, che si occupa anche del Centro di documentazione della tradizione orale, una specie di enorme banca dati dei racconti raccolti dalla viva voce della gente di Garfagnana e pazientemente trascritti, di Gian Luca Farusi, insegnante di chimica a Massa Carrara, che su un quadro di Pietro aveva fatto un esperimento con i suoi studenti,vincendo anche un premio, del giornalista della Nazione e critico d’arte Mario Rocchi, di fratel Arturo Paoli, teologo centenario di Lucca, il cui nome è tra i Giusti tra le Nazioni, e, ovviamente, dello stesso Giannasi in veste di storico. E siamo partiti. Io ho scritto la parte intitolata “Nel mondo di Pietro” e curato le parti degli altri”.

Quella del maestro di Talada è una storia che lega due terre diverse...
“I due versanti del crinale che separa/unisce la provincia di Reggio Emilia alla Garfagnana sono luogo periferico, una “Terra di confini e di confino…”., come dico in “Pietro dei colori”. Una terra unita non solo dalla viabilità, dai commerci, dalla transumanza, ma anche da qualcosa che probabilmente va cercato più indietro nella storia e che ha a che fare con la cultura, la religione, forse anche (perché no?), con il DNA degli antichi popoli che questa terra hanno abitato o colonizzato. In fondo, Pietro da Talada, con le sue opere, ci trasmette qualcosa di quella storia. Come tutti i pittori, usa gli occhi per catturare e fissare dei messaggi sulla tela (la tavola, nel suo caso), questo nonostante l’imposizione dei committenti, e di fronte ai suoi quadri come si fa a non chiedersi cosa stesse accadendo al di fuori della finestra di quel quadro, aperta per noi dal pittore sul suo mondo e sul suo tempo? Questo ho cercato di fare con il libro. Di raccontare la terra, per esempio, di cui parlo nei capitoli “Terra condivisa” e “Popoli, acque, santi, cammini, serpenti”, terra abitata, prima dell’arrivo dei romani, dagli antichi Liguri, dagli Etruschi, anche dai Celti. La terra dei Dalli, famiglia longobarda che nella parte emiliana del crinale ebbe moltissima importanza. La terra dei santi longobardi, san Michele in primis”.

Un saggio che sta varcando i confini nazionali...
“Sì, il saggio è persino sbarcato negli Stati Uniti d’America, nella prestigiosa Columbia University, ed è stato adottato pure dalla Toronto University. Di recente, l’ha acquistato l’Università di Heidelberg, in Germania”.

Dal libro sono nati anche altri progetti...
“Il progetto su Pietro da Talada, è proseguito e sabato 3 marzo scorso a Modena, nell’ambito del Festival del libro BUK, si è tenuta la conferenza stampa che ha presentato il nuovo sito internet www.pietrodatalada.it. Il sito conterrà l’opera omnia del pittore con interventi di prestigiose firme del mondo della storia dell’arte e dei costumi del 1400 e 1500. Il16 agosto 2012 è stato inaugurato il Centro Civico Parrocchiale di Talada “La casa del Maestro”, finanziato da Fondazione Manodori, Diocesi Vescovile, Pro Loco di Talada, Comune di Busana; gli stessi abitanti del paese hanno collaborato nella realizzazione dei lavori come volontari e il Comune di Busana ha pure finanziato un "Progetto di studio sul Maestro di Borsigliana Pietro da Talada”. In tutto ciò, il lavoro mio e di Giannasi è stato ignorato. Il comune di Busana si è limitato ad acquistare 50 copie del saggio a prezzo di tipografia. Tornando al Centro dedicato al Maestro, oggi, al termine dei lavori ed un investimento complessivo di quasi 300 mila euro, l’edificio comprende una zona adibita a spogliatoi a servizio dell’area sportiva limitrofa e nella restante parte sono presenti cucina, due camere, bagni, camera e bagno per diversamente abili e un centro di documentazione su Pietro da Talada denominato “Il Maestro Torna a Casa”. Dentro, una bella mostra di riproduzioni fotografiche delle opere di Pietro del fotografo James Bragazzi. Il centro polifunzionale sarà gestito dalla Pro-Loco di Talada".


Pietro da Talda è anche e sopratutto il pittore dei misteri...
"Sono tanti misteri che avvolgono la pittura di Pietro da Talada. Misteri conservati nel Trittico di Borsigliana. Ad esempio: perchè quella costruzione ottagonale sotto i piedi di Maria? Il numero 8 fu importante soprattutto nell'arte Cristiana per il significato di questo numero come si enuncia nelle parole di Sant'Ambrogio:“[...] era giusto che l'aula del Sacro Battistero avesse otto lati, perché ai popoli venne concessa la vera salvezza quando, all'alba dell'ottavo giorno, Cristo risorse dalla morte”. E poi: Maria dona una rosa a Gesù. La Rosa bianca, regina dei fiori, emblema della Vergine, Regina dei Cieli, indica la salvazione, la purezza, la devozione. Nel medioevo solo le vergini potevano indossare ghirlande di rose bianche, testimonianza della virtù mariana. Ma la Madre di Cristo è prima di tutto una madre: pietosa e misericordiosa, intercede presso Dio per tutti i suoi figli sofferenti nell'animo e nel corpo. Questo aspetto di Maria artefice di salvezza fisica e spirituale, e nella mentalità medievale l'infermità era corollario del peccato, si trasferisce nell'uso della Rosa come talismano contro il male. La parola Ru Sha (rosa), sacro utero, in sumero accada, mostra che la sacralità è nel sema, nel significato originario. Nei quadri di Pietro, non vengono mostrati i piedi di Maria, ma sempre quelli del Bambino. In uno poi, la mano sostiene delicatamente un piede del Cristo Bambino, le dita incurvate a toccarne la pianta ed il pollice teso verso il centro del dorso. La postura della mano della Vergine potrebbe voler indicare allo spettatore la futura posizione del chiodo della crocifissione. Ma di questo e altri misteri avremo modo di parlare più avanti…”

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