domenica 24 novembre 2013

"ATTENTI AL CANE" - RACCONTO FINALISTA AL GARFAGNANA IN GIALLO 2013, PUBBLICATO SULL'ANTOLOGIA

Attenti al cane

Bianco, enorme. Una montagna di pelo e quattro zampe che parevano benne, era balzato dall’alto e l’aveva steso. Ringhiava, ora, tenendolo fermo a terra e sbavandogli addosso, e lui nemmeno provava a divincolarsi, terrorizzato dalle due schiere di zanne ben esposte. Sentiva, rasente al volto, l’odore forte delle cacchette di pecora disseminate sul terreno quando gli sovvenne lo stupido pensiero della sua felpa nuova impiastricciata di palline puzzolenti.
Da dove era uscita quella bestia? Sì, va be’, aveva notato un cartello rosso, pochi alberi prima, che recitava “Attenti al cane”, ma non c’era una casa, non c’era un bel niente - a parte un recinto sbilenco - e di quella targa ammaccata non aveva capito il senso.
“Attenti al cane” in mezzo a un bosco? Suvvia.
Ringhiava, la bestiaccia, epperò aveva gli occhi simpatici, come quelli delle mamme che sgridano i figlioli con tono burbero, ma che poi, in realtà, non ci credono fino in fondo, e i figlioli lo capiscono e si fanno i loro.
“Dai, mollami, va’ via”, provò a convincerlo, “dai, fai il bravo, vedi che non sono un pericolo, dai!”
Il cane lo osservò stupito, dondolò un po’ il testone, palpeggiò con i piedoni il torace della vittima, alla maniera dei massaggiatori orientali, poi, così com’era apparso, svanì, dileguandosi nel bosco.
L’uomo si rimise in piedi, ancora tremante, e spazzò alla meglio gli abiti dalle foglie, dal terriccio e dalle cacche di ovino, ma, quando fece per riprendere il cammino, ecco che lo investì alle spalle un latrato spaventoso. Era tornato? Il cane era ancora lì?
Non si voltò nemmeno e cominciò a correre, scivolando all'istante sul terriccio smosso. Scivolò e rotolò in un avvallamento e andò giù, giù, giù senza riuscire a fermarsi.