venerdì 25 ottobre 2013

PACHAMAMA - RACCONTO PUBBLICATO SU PRIMA PAGINA


Pachamama

La luce scivolava, specchiando lampi sui sassi.

Il riverbero, scambiato da un macigno all’altro, era puro divertimento. Gioco.

Rachele lo sentiva: il gigante sarebbe riapparso.

Dove sei?” gridò al cielo.

Gridare al cielo è stupido. Soprattutto quando lassù ronza un elicottero. Riprese a salire. Certo, doveva esserci un gigante a curare quelle pietre. Il gigante di Nasseta.

Lui sarebbe ricomparso. Ecco: avrebbe accarezzato piano le rocce, ne avrebbe ricollocato alcune e avrebbe rassettato il giardino, rimuovendo le immondizie dimenticate. Rimasugli di presenza umana: plastica, cartacce, bottiglie di vetro e lattine.

Un gigante giardiniere padrone della montagna.

Peccato che abitasse solo le fiabe. E i suoi sogni.

Rachele procedeva, cauta, sui massi asciugati dall’aridità, intuendone forza, potenza, saldezza.

Erano vivi. Non potevano che essere vivi. E discutevano della loro indulgenza all’attività umana.

Il brusio arcaico si confondeva col vento, col garrire delle rondini, col fischio delle marmotte.

La ragazza camminava scrutando, alto, l’abisso di bellezza che saliva al cielo. L’eco profondo dei passi attutito dal feltro dell’erba e dell’humus.

Pietre o esseri viventi? Lei che dice?”

L’uomo era uscito dall’ombra e lambiva i fiorellini rosa di saponaria aggrappati al calcare, piante capaci di moltiplicarsi sulla roccia assimilando l’acqua della condensa.

Gioielli colorati delle fate.

Io? Le pietre… Sì, creature vive, forse. A passeggio anche lei?”

Rachele sfilò un rovo dai jeans e studiò l’individuo.

Gran bel tipo, senza dubbio. E non pareva un gigante. Lui sorrise, rassicurante.

Poteva essere una strega, la ragazza, e l’uomo sentiva che fermarsi con lei, metà angelo e metà incantatrice, era forse troppo azzardato.  

Rachele continuava a lottare con le spine. “Dicono ci siano le streghe, da queste parti. Sì, mi servirebbero. Se ne incontra una, la mandi da me.”

Davvero le serve una strega? Stia solo più attenta: rischia di farsi male. Non vorrà mettersi nei pasticci come l’assessora scomparsa.”

Di nuovo la ragazza era incespicata nelle spine.

L’assessora? C’è l’elicottero, vede lassù? Sì, povera Giovanna: speriamo che la trovino.” disse lei tentando di liberarsi.

NARRANTI ERRANTI: MINIRACCONTI IN QUATTROCENTO BATTUTE