mercoledì 25 gennaio 2012

IL CIELO CAPOVOLTO, romanzo d'esordio di Stefano Carnicelli

     Discretamente, indossando il passo del riguardo, sono entrato dentro la scrittura di Stefano Carnicelli, e con la forza della curiosità ho afferrato la prima riga e poi mi sono lasciato trascinare dentro la storia.


Rotolando lo sguardo tra le sue parole, ho incrociato la meravigliosa semplicità di una calligrafia popolare, e l’onestà di una narrazione che si narra senza usare il trucco degli effetti speciali, intendo quelli che imbarbariscono volutamente la lettura con cronache che si soffermano nello specifico di una pesantezza. Qui, la storia, il dolore, la tragedia, e il pianto, scorrono senza il rumore dello scalpore, mantenendo i toni di una rispettosa dignità.



Avanzando tra le righe, sotto un cielo che si è ribaltato la posizione, ho appoggiato la mia attenzione su una scomparsa materna, e sulle spalle di un padre che si sono caricate sopra il peso dell’assenza, poi mi sono soffermato sulla crescita di un figlio infilato dentro una partita, partita importante, una partita per la vita. Proseguendo, sono anche scivolato sopra il dolore di una storia che improvvisamente e atrocemente s’interrompe, un dolore trattenuto da una tragedia senza urlo, una disperazione senza pianto, dolore che, come un’abitudine, torna e ritorna col sostegno fondamentale di una compagnia.


Transitando e rimbalzando dentro gli eventi, ogni tanto mi sono concesso un riposo, e seduto sulla stabilità dei capoversi, mi sono rifocillato gli occhi e l’ascolto con le offerte dei passaggi… Dentro “Il cielo capovolto” di Stefano Carnicelli, ho visto passare la dolcezza e bellezza musicale di Roberto Vecchioni e  Ivano Fossati, e la meravigliosa carezza di Alda Merini. Mai compagnia fu più gradita.



     Scavalcando riga dopo riga, e scontrandomi con le correnti di una verità che danno senso alla storia, sono arrivato all’epilogo, e sotto quel cielo all’apparenza innaturale, ho sentito dentro la mia bocca il succo potente e ansioso della curiosità, trasformarsi nel succo dolce della speranza.


     Discretamente, indossando il passo soddisfatto del ritorno, sono uscito dalla scrittura di Stefano, e addosso ho sentito lo stato d’animo di chi… ha guadagnato qualcosa d’importante.





Pino Roveredo

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