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Articolo pubblicato su Tuttomontagna |
Dal settimanale diocesano “La Libertà”, a firma del professor Giuseppe Giovanelli, riprendiamo un aneddoto che riguarda un’edicola, una “maestà” posta su un quadrivio di strade di Felina: quella di Palareto: “Nei primi anni in cui don Artemio Zanni era parroco a Felina gli sovvenne di seguire un ubriaco che, ormai a notte fonda, tornando a casa lungo la strada buia, si fermava tutte le sere a conversare con la sua “Madunina” dinnanzi a una maestà entro la quale ardeva un piccolo lumino. La guerra aveva strappato all'uomo l'unico figlio ed egli, per sopire l'amarezza del dolore, cercava conforto in un bicchiere di vin dolce all'osteria. Per la sua inconsolabilità, la gente definiva matto quel poveretto. Con sorpresa, don Zanni scopre che l'uomo si ferma davanti alla maestà e, a voce alta, come si fa con una persona presente, confronta il suo dolore con quello di Maria”.
A lei, Maria, l’uomo parla in dialetto. Riportiamo la struggente preghiera in italiano, ma come non pensare a Bernadette Soubirous che, con “Quella là”, “Aquèro”, discorreva in patois, il suo dialetto?
“Buona sera, Maria. / Voi siete piena di grazia,/ io son pieno di malvasia. Voi avete una corona di rose/perché un branco di disgraziati/vi ha ammazzato il figlio in croce./ lo sono da solo, qui in terra,/ da quel giorno che una fucilata /ha ammazzato mio figlio in guerra./lo e voi siamo qui che ci facciamo consolazione/una sera dopo l'altra/cercando di dare un po' di perdono./Voi si vede bene che l'avete già fatto / ma io ancora non ci sono riuscito / e forse per questo dicono che sono matto./ Ma credetemi Madonnina mia, / che è pur dura da fare/tutte le sere questa brutta via./ Vi saluto, Maria”.
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Gianun |
Giovanni Borghi: povertà e impegno politico
Cercando informazioni sul quel poveruomo, grazie ad Anna Maria Morotti, di Saccaggio, siamo risaliti a Laura Borghi, la quale vive in Liguria fin da ragazzina. Scopriamo così la storia di suo nonno Gianùn e, a intuito, il motivo che lo induceva a fermarsi a bere all’osteria. In più, comprendiamo perché non mancasse mai, prima di rientrare a casa - nonostante fosse un socialista anticlericale, sia pure rispettoso del papa! - di confidarsi con la Madonna di Palareto. È una storia di immensa miseria, di guerre che avevano segnato Giovanni anche nell’animo; dell’ultimo conflitto mondiale che aveva visto una orrenda strage a Saccaggio. Ed è probabilmente un ragazzo del paese, ucciso dai nazifascisti proprio davanti a casa di Gianùn, dopo essere stato attirato in un tranello , quel “figlio ammazzato” di cui il poveruomo parla; non figlio suo, ma figlio del paese, figlio di tutti: un ragazzo... È una storia di povertà, la sua, ma anche di desiderio di giustizia, oltre che di un amore infinito per la propria donna: Brigida. Grandi occhi scuri, belle gote, labbra piene e capelli folti, crespi, Brigida era la moglie di Gianùn. Per tutta la vita Giovanni la definì non “mia moglie”, ma “la mia principessa”. E fu lui ad occuparsene quando la demenza la obbligò a stare chiusa in casa.
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Cartolina dal fronte |