martedì 13 luglio 2021

IL CANE ELIO - STORIE VERE DAL BOSCO DAL CIELO E DAL FIUME

 

Si chiama Elio, nome scelto da Milena e dal marito Matteo i quali, quando lo adottarono al canile di Scandiano e lo portarono a casa, vedendolo tutto nero, lo trovarono somigliante a Elio (… e le Storie Tese) e ai suoi sopracciglioni. Era estate, un periodo caldo e afoso e Milena, dopo pochi giorni, si accorse che il cane pativa per quella calura, così meditò di portarlo in villeggiatura in montagna dai suoi genitori, a Montecastagneto di Villaberza. Aria buona, campi e boschi tutt’intorno: il luogo ideale per stare al fresco. Ovviamente, Enrico e Anna, mamma e papà di Milena, accolsero il cane come avrebbero accolto un nipotino e, comunque, con lo stesso calore con cui ricevono qualsiasi ospite. Durante l’estate, e quando venne il momento di tornare in pianura, successe che Elio manifestò per loro un grande affetto, facendo capire di essersi trovato bene in quella casa e di volerci restare. 

Il “nonno” di Elio è Enrico Marazzi, per tutti Richèt, uno dei pullministi “storici” del trasporto scolastico del comune di Castelnovo ne’ Monti. Generazioni di scolaretti hanno viaggiato con lui, accompagnati dalla sua affabilità, da una mite autorevolezza e dal suo grande sorriso che li faceva sentire al sicuro. Al sicuro, con lui alla guida, erano anche le famiglie. 

Anna Zanni, la moglie, è in qualche modo un volto televisivo perché, nel 2017, era stata selezionata come rappresentante dell’Emilia Romagna per la trasmissione Affari tuoi, condotta su Rai Uno da Flavio Insinna. A iscriverla era stata Milena e, dopo le selezioni a Bologna, le avevano telefonato invitandola a Roma, al Teatro delle Vittorie. Al provino aveva fatto un’ottima impressione, era stata brava, ma fu anche fortunata, perché riuscì a portarsi a casa un bel gruzzoletto.

Anna, come fanno tutte le “nonne” con i nipoti, si è subito impegnata a cucinare per Elio i cibi migliori e il cane la ricambiava, onorandola come cuoca, mangiando tutto e diventando sempre più forte e bello. 

Poi, lo scorso anno, Elio cominciò a stare male.“Beveva, beveva moltissimo, poi vomitava”, dice Anna, “dimagriva a vista d’occhio e, in poco tempo, passò da 35 a 18 chili. Il suo veterinario, Ninetto Santi, ebbe un’intuizione e pensò al diabete... Il 1 maggio stava malissimo, ma era festa, era tutto chiuso, così telefonammo a Milena.” 


La figlia di Enrico e Anna contattò immediatamente una clinica veterinaria e chiese ai genitori di portare giù il cane. Una volta in clinica, Elio venne sottoposto a diversi esami dai quali risultò avere la glicemia a 670 e una fortissima anemia. Non si reggeva in piedi, sembrava in punto di morte. Nonostante le cure, nei due giorni seguenti continuò a peggiorare, tanto che si decise di portarlo a morire a Montecastagneto. “Sono arrivati qui verso le dieci di sera; come il cane ci ha visto”, racconta Anna visibilmente emozionata, “è sceso dalla macchina e, sia pure a fatica, ci è venuto incontro”.

Elio non mangiava più, così i suoi padroni cercarono il modo di riuscire a nutrirlo con qualcosa di sostanzioso. Enrico dice che la bestiola non voleva i cibi in scatola, non voleva i croccantini, nulla: gli veniva il vomito e li scansava. Pensa che ti ripensa, Anna provò con la carne macinata ben rosolata alla griglia. Funzionò alla perfezione, tanto che Elio cominciò a divorarne, di gusto, fino a 9 ettogrammi al giorno (e il macellaio non riuscì a trattenersi dal domandare ad Anna a cosa le servisse tutto quel macinato).

In pochi giorni, il cagnolino riprese peso e vigore. Enrico e Anna contattarono, allora, la dottoressa Loretta Boni, veterinaria di Castelnovo che si occupa di piccoli animali, cani, gatti, pesci, bestioline selvatiche e da zoo. Dopo un’accurata visita, la dottoressa confermò il sospetto che aveva espresso il dottor Santi: si trattava di diabete dovuto a una pancreatite acuta con sanguinamento, una patologia alla quale pochi cani sopravvivono. Elio ce l’aveva fatta perché era robusto e ben nutrito. A questo punto, come per gli umani, serviva l’insulina: una unità per ogni chilo di peso del cane. 

La veterinaria gliela prescrisse ed Elio fece l’esperienza delle sue prime iniezioni quotidiane.

“Io gli mettevo la museruola”, dice Enrico, “e Anna usava la siringa. Adesso, però, si è abituato… Se gli dico di avvicinarsi perché dobbiamo fare la puntura, arriva, si mette lì tranquillo e non c’è più bisogno di museruola”. Certo, Elio è un cane molto sveglio e forse pure poliglotta. Capisce senz'altro molte parole e frasi, sia in italiano, sia in dialetto; capisce quando si parla di lui, capisce qualsiasi ordine, anche nuovo. Se sente dire che Matteo e Milena verranno a trovarlo, si mette accucciato ad aspettarli con lo sguardo rivolto all’ingresso. Enrico ride: “Se gli ordino, in dialetto, di andare a fare pipì, va lassù da quel cespuglio, alza la gamba e fa finta di farla”. Poi racconta del tasso che, spesso, si avvicina a casa, allora Elio lo sente, anche se è sdraiato all’interno, e comincia ad abbaiare. “Lo lascio uscire, così lo manda via”, spiega Enrico, “ma poi lo richiamo subito perché qui attorno ci sono i lupi e ho paura che lo attacchino. Elio ubbidisce e torna indietro tranquillo”.


Enrico è cresciuto in mezzo agli animali perché i suoi erano contadini, è quindi abituato ai cani, che la famiglia ha sempre tenuto, nonostante il padre non fosse cacciatore. Poi, è un alpino, ha fatto il servizio militare nella brigata Julia, come artigliere di montagna, alla caserma Italia di Tarvisio. E come alpino, a proposito di animali, è stato anche conducente di muli. Con il fratello Toni (Antonio), che è improvvisamente deceduto a fine 2020, lasciando nel dolore la moglie Attilia, la figlia Sara, tutta la famiglia e gli amici, ha partecipato, fin dal 1978, a ogni adunata nazionale. 

Toni è stato capogruppo per vent’anni del Gruppo alpini di Villaberza, di cui fa parte anche Richèt e, insieme, con l’altra “colonna” Romano Corti, portavano a quegli eventi il buon pane fatto in casa dalle loro donne e tanto vino della loro vigna.  

Mentre conversiamo, Elio si accuccia vicino a noi e ci ascolta. Ogni tanto alza un sopracciglio e ci guarda, come per dirci che, anche se non si intromette, è contento di sentirci parlare di lui. 

Ha un bollino bianco sulla fronte: sembra il terzo occhio, quello che nelle filosofie orientali corrisponde al sesto chakra e che  permetterebbe di “sapere” e sentire oltre i cinque sensi.

“Glielo disegna Enrico”, ride Anna, che è figlia di un cacciatore, dunque abituata fin da piccola a trattare con i cani, “perché dice che lui è troppo nero e ci vuole almeno qualcosa di bianco”. In realtà, Elio ha rischiato di perdere proprio gli occhi e solo la costanza dei suoi padroni glieli ha salvati. “A un certo punto ci siamo accorti che sbatteva contro le porte, contro gli spigoli, non vedeva gli ostacoli… Era diventato cieco!” Anna racconta che ne parlarono con la dottoressa Boni, poi Milena e Matteo cercarono in rete una clinica che offrisse la possibilità di operarlo. Senza intervento chirurgico, nel giro di pochi anni sarebbe subentrata una grave infezione che avrebbe comportato l’asportazione dell’occhio. Alla fine, trovarono la clinica “Visionvet” a San Giovanni in Persiceto, un centro dotato di attrezzature all’avanguardia per la diagnosi e le terapie delle malattie oculari degli animali. In quell’ospedale veterinario trattano casi di cataratta, glaucoma, distacco della retina, uveite, danni alla cornea e altro ancora. Sono gli unici, per ora, in Italia, a effettuare trattamenti con la tecnica del Cross linking corneale, noto anche come Terapia fotodinamica. Ottenuto un appuntamento, dopo una visita e un’ecografia, venne programmato l’intervento ed Elio rimase quattro ore sotto ai ferri. L’operazione riuscì perfettamente e il cane poté tornare a casa. 

Ci volevano solo la costanza, il tempo e anche un po’ della disponibilità economica di due “nonni” pensionati per occuparsi di un cane in quelle condizioni. Elio aveva dunque riacquistato la vista, già dal primo giorno si mostrava felicissimo e riconoscente, ma la terapia che doveva seguire impegnava Anna dalle otto del mattino fino a mezzanotte, tra l’alternanza di cinque colliri, pastiglie di antibiotico e integratori. Inoltre, le visite di controllo richiesero frequenti viaggi a San Giovanni in Persiceto; ora si limitano a una ogni due mesi. Intanto, Elio è in osservazione e cura per il diabete, con la curva glicemica periodica che serve al veterinario dosare l’insulina. Segue anche una dieta particolare per cani diabetici e, a guardarlo ora scodinzolare in giro, sembra sano, contento e in perfetta forma. 


Ascoltando la storia di Elio e dei suoi “nonni” adottivi, viene da pensare che, forse, la parola “padrone”, con gli animali d’affezione, non è corretta e che, probabilmente, l’uomo si è evoluto per ciò che riguarda i legami affettivi grazie anche al rapporto con i suoi animali.


 


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