lunedì 2 aprile 2012

GRANDI BANCHE A CACCIA D'AFFARI - di Riccardo Barlaam


ECONOMIA IN BIANCO & NERO - marzo 2012


L’Africa, che quest’anno si prevede abbia una crescita economica media del 5,4%, è al centro dell’attenzione delle banche internazionali. In pista, J.P. Morgan, Crédit Suisse, Barclays, Industrial and Commercial Bank of China.
In Europa c’è la crisi del debito. L’euro traballa. Le economie dei paesi occidentali annaspano. E le grandi, fameliche, banche internazionali che cosa fanno? Si spostano a sud. Verso l’Africa. In cerca di business. Attratte dagli alti tassi di crescita del continente. Il fenomeno è di tutto rilievo e riguarda numerosi istituzioni finanziarie occidentali.
Due mesi fa, la J.P. Morgan, una delle più grandi banche mondiali, ha cominciato a offrire servizi finanziari in Sudafrica e si sta preparando a entrare, attraverso una banca locale, anche in Nigeria. La banca americana ha pure deciso di aprire filiali in Kenya e Ghana nei primi mesi dell’anno.
Sullo stesso passo anche un altro colosso del credito mondiale, il Crédit Suisse, che a gennaio dello scorso anno ha avviato un programma di espansione in Sudafrica, attraverso una joint venture con la sudafricana Standard Bank. Un accordo che sta consentendo alla banca svizzera di concentrarsi sulla creazione di una più ampia attività di investment banking al servizio del continente.
L’inglese Barclays ha spostato da poco il suo quartier generale della sezione che segue Africa e Oceano Indiano da Dubai a Johannesburg (Sudafrica). La Barclays Africa è presente in Botswana, Egitto, Ghana, Kenya, Maurizio, Seicelle, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe. Ha più di 4 milioni di clienti e 22mila impiegati, tra diretti e nelle banche controllate, secondo le ultime statistiche aziendali. A capo di questo “esercito” di bancari è stata appena nominata una donna, Maria Ramos, che era l’amministratore delegato dell’Absa Group, la banca sussidiaria controllata dal gruppo londinese in Sudafrica. A lei, come ha detto poco dopo la nomina l’amministratore delegato della Barclays, Bob Diamond, il compito di far crescere ancora le attività nel continente.

Insomma, banche americane, svizzere, inglesi e… cinesi a caccia grossa di affari. Per entrare in questo mercato, lo scorso novembre la Industrial and Commercial Bank of China (Icbc) ha aperto il suo primo ufficio di rappresentanza a Città del Capo (Sudafrica). Nel 2007, la Icbc aveva acquistato il 20% delle azioni della Standard Bank a caro prezzo: 5,5 miliardi di dollari. Ma, evidentemente, la torta africana è davvero ricca di opportunità. E pur di averne una fetta, i cinesi, pieni di liquidità grazie all’export delle loro merci a basso costo che hanno invaso il mondo, sono disposti a investire, a scommetterci su.
In tempi in cui le economie occidentali ristagnano, le banche d’affari si concentrano dove c’è un potenziale di crescita. E il continente, con più di un miliardo di persone e ancora in via di sviluppo, di opportunità ne ha da vendere. Le stime del Fondo monetario internazionale parlano chiaro: nel 2012 i paesi dell’Africa subsahariana avranno una crescita economica media del 5,4%, contro una crescita del Pil di appena l’1,3% in Europa e del 2,6% negli Stati Uniti.
«Le pratiche di buon governo e le politiche economiche, assieme alla stabilità in un numero significativo di paesi africani, hanno contribuito a migliorare significativamente le performance economiche del continente», ha spiegato al Financial Times John Coulter, il responsabile della divisione africana della J.P. Morgan. «Per questo, l’Africa è presa sempre più in considerazione negli ultimi tempi per investire e per fare business ». Coulter paragona la situazione africana attuale a quella del Brasile di 5 o 6 anni fa: «Le opportunità che noi vediamo in Africa sono reali. Se investiamo ora, ci ripagheremo gli sforzi in 5, 10 o forse 20 anni. Ma noi crediamo che sia ora il momento di puntare su questi mercati». Già adesso, secondo le stime della J.P. Morgan, 35 dei suoi migliori 100 clienti globali operano in Africa.
Crédit Suisse scommette sull’aumento degli scambi commerciali. Scambi da far crescere, uniformando le regole doganali, migliorando le infrastrutture, eliminando i dazi, di cui parla anche un recente rapporto della Banca mondiale. «I nostri clienti – ha raccontato al Financial Times Leo Reif, capo del Crédit Suisse in Sudafrica – quando parlano di mercati emergenti chiedono di aumentare la loro presenza in Asia e Africa. Se come banca non sei capace di offrire dei servizi in Africa, loro si rivolgono a un’altra banca».
L’Africa non sarà percepita ancora per molto come il vagone più lento dell’economia mondiale.



Nigrizia - 1/3/2012

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