lunedì 12 febbraio 2024

DUE DOCUMENTI: UN ROGITO E UN TESTAMENTO - GOMBIO, NELLO STATO DI PARMA DI MARIA LUIGIA D’AUSTRIA

 

Soraggio di Gombio


Una dozzina di zecche, quasi trecento sistemi monetari, una selva di dogane: questa era l’Italia prima dell’unità. La frazione di Gombio non solo apparteneva al comune di Ciano, ma anche al ducato di Parma

Era il 1844 quando, a Ciano D’Enza, venne redatto un documento di compravendita che andremo a esaminare. Siamo nell’anno del trattato di Firenze, stipulato tra il duca di Modena, il granduca di Toscana e il futuro duca di Parma. Secondo gli accordi, alla morte di Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, tutti i territori parmensi (exclave) della sponda destra dell’Enza sarebbero passati al ducato di Modena e Reggio, mentre quelli (sempre exclave) di Bazzano e Scurano sarebbero ritornati a Parma.

Gombio, con le sue “ville” (gruppi di case), e Beleo erano in quella propaggine incuneata nel ducato estense e governata da Parma. Il confine più a sud tra i due ducati si trovava sul monte Battuta, verso Villaberza. Soraggio, collocato a nord dello stesso monte, ricadeva pertanto nello stato di Parma e ci sarebbe rimasto fino al 1848. In seguito, il via vai delle terre gombiesi, come spiega bene lo storico Giuseppe Giovanelli, sarà tra i comuni di Ciano, Casina e Castelnovo. In quest’ultimo, Gombio entrerà in modo definitivo soltanto nel 1959. Ma il va e vieni di Gombio, per diverso tempo, riguardò anche le due diocesi di Reggio e Parma.

Torniamo al 1844, quando un certo Natale Scarenzi, gombiese, e il signor Prospero Pedroni, calzolaio di Soraggio, vanno a rogito davanti all’allora sindaco di Ciano, Angelo Birzi. Oggi, a Gombio, il cognome Scarenzi resta soltanto a denominare una delle “ville”, essendosi estinto. Anche il cognome Birzi è quasi sparito, mentre era un tempo molto presente, tanto da far pensare a un’origine nel luogo stesso.






Pretura di Traversetolo, ducato di Parma: un rogito

La famiglia Pedroni di Soraggio scomparve, invece, con Antonio Luigi (figlio di Prospero), di cui si raccontava fosse partito per le Americhe e mai ritornato. I beni dei Pedroni, casa e terreni, vennero poi acquistati dalla famiglia Albertini, compresi quei castagneti dei “Valetti” o “Valeti”, situati di fronte a Leguigno e Beleo, di cui si parla nel documento qui riportato (compreso di evidenti errori ortografici)!

“Stato di Parma, Comune di Ciano - Pretura di Traversetolo Gombio - quarto Giorno tre 3 - novembre Mille otto cento quaranta e quattro, 1844.

Colla presente benché privata Scrittura, la quale la parte voliamo che sta valendo come pubblico

legale documento anche melio, si dichiara che il qui presente Natale di fu Luigi Scarenzi domiciliato a Gombio, che a venduto e vende a libera vendita, una porzione di uno fondo castagnativo posto nel territorio di Gombio, loco detto alli Valetti a cui confina, a matina il venditore, a merigio Violi Giovanni, a sera ed al nord l’aquirente. Al qui presente Prospero di Giuseppe Pedroni nativo e domiciliato in detto luogo, che compra stipola ed accetta per se, e con denari propri riccavati sotto la sua professione di calzolaio cosi dichiarando come dichiara in aqui. E questo pel prezzo di lire nove di Parma, trenta e cinque 35. prezo giusto convenuti amichevolmente. La qual soma è stata sborsata prima d’ora in mane del sudetto Scarenzi il quale dice e confessa d’averla anche ritenuta presso di se, facendole fini quietanze in ogni (?) E le predette cose tutte hanno asserito e asserivano le contraenti parti essere vere promettendone la piena osservanza sotto l’obbligo di se stessi beni tutti presenti fatturi (?) Li sopra descritti contraenti non si firmano, che Scarenzi, perché Pedroni e ileterato, pero viene pubblicato alla presenza di me infrascritto e degli sotto scritti testimoni cioè Costi Giuseppe, e Francesco Birzi tutti di Gombio, Scarenzi Natale afermo quanto sopra, Francesco Birzi testimonio Giuseppe Costi testimonio. Angelo Birzi Sindaco al Comune di Ciano, scrissi di comisione delle parte e fui testimonio: segue la registrazione a Langhirano il 16 gennaio 1845 con le tasse pagate

(N.B: il resto è incomprensibile)”







Due ducati, due sistemi monetari diversi

Le “lire nove” sono probabilmente da intendere come “lire nuove”, perché poi si parla di 35 lire come prezzo del castagneto. Dodici zecche, 282 monete, una selva di dogane: questa era l’Italia prima del 1861. Dopo il periodo napoleonico - e il 1815 - Parma mantenne il sistema monetario usato in Francia. I nostri vecchi, infatti, parlavano proprio di “franchi”, intendendo i “soldi”. Maria Luigia ebbe a Parma anche una monetazione a proprio nome coniata dalla zecca di Milano (la città era austriaca… come la duchessa). Fece pure coniare di proposito delle monete da distribuire alle famiglie colpite dal colera, ricavando il metallo dalla fusione di una sua toilette in oro e argento, dono di Napoleone. Nel ducato estense, invece, dopo il Congresso di Vienna si tornarono a usare le lire modenesi (a Modena) e a Reggio le lire reggiane (in rapporto di 3 lire reggiane per 2 lire modenesi). Le monete circolanti erano vecchie, le attrezzature della zecca di Modena, durante il periodo napoleonico, erano state trasferite a Bologna e restituite al ducato solo nel 1816. Tuttavia, il “torchio di Modena” riconsegnato era in gran parte inservibile, così che negli anni successivi non si avviò alcuna coniazione. Le lire del ducato di Parma, di cui si parla nel rogito, risultavano dunque “nuove”, rispetto alle “vecchie” circolanti nel ducato di Modena e Reggio.








Confini, dogane e briganti e contrabbando

Gombio era territorio di confine, di conseguenza di traffico di merci contrabbandate. Apprendiamo dallo storico Giovanelli che, già nel 1433, il podestà Bartolomeo Grassi denuncia l’organizzazione di furti e malefatte in territorio estense da parte di gente di Gombio per poi passare il confine e godere dell’immunità in quel di Parma. Per rendersi conto di cosa significasse varcare le frontiere di tutti gli stati preunitari, è interessante leggere il resoconto del critico d’arte inglese John Ruskin, in viaggio, nel 1840, fra Bologna e Parma: “Sono giunto alfine alla meta dopo aver subito l’assalto di una folta schiera di doganieri. Vediamo nell’ordine: porta di Bologna, uscita: passaporto e gabella. Ponte, mezzo miglio più avanti: pedaggio. Dogana, due miglia innanzi, lasciati gli Stati Pontifici: passaporto e gabella. Dogana, dopo un quarto di miglio, entrati nel Ducato di Modena, prima l’ufficiale della dogana, poi l’addetto ai passaporti. Versato un tributo ad entrambi. Porta di Modena, entrata: dogana, gabella, passaporto. Porta di Modena, uscita: passaporto e gabella. Porta di Reggio, dogana, gabella, passaporto. Porta di Reggio, uscita: passaporto, gabella. Cambio di cavalli, più avanti: passaporto, gabella. Entrata nel Ducato di Parma, ponte: pedaggio, dogana, gabella, passaporto. Dunque in totale sedici soste, con una perdita media di tre minuti e un franco ogni volta. Quello della dogana di Modena non s’è rabbonito per meno di cinque paoli: l’ufficiale pontificio di Bologna ci ha assicurato che in coscienza non poteva evitare la perquisizione per meno di una piastra.”.



Confine dello Stato di Parma (in blu)


Duecento lire alla Compagnia del Santissimo Sacramento e una bilancia

Il figlio di Prospero Pedroni, Antonio Luigi, fa testamento nel 1907 (corretto nel 1913 con una postilla), in favore di un nipote. Singolare il lascito della “bilancia a chili” alle sorelle Ida e Domenica Violi, che a Soraggio abitavano nella cosiddetta “casa del duca” (oggi proprietà di Silvia Branchetti). Pedroni si preoccupa anche della sua anima e specifica i soldi per il funerale e le messe di suffragio. Duecento lire andranno poi alla Compagnia (confraternita) del Santissimo Sacramento, presente a Gombio già nel 1594, come da resoconto di una visita pastorale del vescovo Rangoni.

Il concilio di Trento aveva infatti assegnato le confraternite alla vigilanza dei vescovi, passandole sotto la giurisdizione della Chiesa. Può essere che il Pedroni facesse parte di tale congregazione.

“Testamento olografo Con quale Io sottoscritto Pedroni Antonio Luigi fu Prospero nato e domiciliato Soraggio di Gombio Comune di Ciano d’Enza il giorno due del mese di Aprile millenovecentosette Due 2 Aprile 1907

Dichiaro con espressione ed intenzione di mia pura e spontanea volontà e degnivo (?) con carattere di mia propria volontà e mia mano le seguenti mie disposizioni testamentari che avranno il suo effetto doppo la mia morte.

1° Io lascio l’anima mia all’Eterno padre e creatore del cielo e della terra e di tutto l’universo e in

suffragio dell’anima mia mi lascio la somma di Italiani £ duecento dico 200 compreso il mortorio

che sara fatto dove accradra la fine della mia Vitta o sia la mia morte e mi lascio ancora la

compagnamento con la Compagnia del SS. Sacramento e il resto della somma delle 200 £ che

restano da spendere doppo il mortorio che siano celebrate tante Messe entro il termine di due

anni.

2° Lascio mio Erede Generale e universale di tutti i miei beni Mobili e immobili con tutti gli usi e

diritti dei medesimi posti in Villa Soraggio di Gombio comune di Ciano d’Enza e posti in Villaberza

di Castelnovo Monti e da pertutto dove mi trovo antestato (?) al vero mio Nipote Serri Paolo del fu

Giuseppe e della fu mia sorella Pedroni Rosa il quale nato e tuttora domiciliato in Sarzano comune

di Casina.

3° Che poi il sudetto erede sara poi obbligato per le spese lasciate …. E obblighi che troverà

scritto nel sudetto testamento.

4° Se il sudetto erede dovesse per caso morire prima del testatore la redita sara devoluta a favore

dei suoi figli in compagnia della Madre Rossi Carolina convivono insieme coi figli.

5°. Lascio poi facoltà al notaio di coregere tutti li sbaglii e gli errori che posso essere in questa

caligafia.

6° Lascio alle due sorelle Violi Domenica e Ida del fu Egidio la Ballance a chilli che li sia data subito doppo la mia morte.

E mi firmo di mio proprio carattere a mano io testatore

Ripetto Oggi 2 Aprile 1907 Pedroni Antonio Luigi

Agiungo che lascio allerede sudetto anche i diritti che mi pervengo dal fratello querino e dal fratello Fortunato se fosse morto prima di me.

Oggi 23 febbraio 1913 Pedroni Antonio Luigi”



Particolare di una casa di Gombio

Ancora nel 1960, Gombio contava più di trecento abitanti, e i castagneti, che davano reddito come i campi, venivano curati con scrupolo. Purtroppo, lo spostarsi della viabilità dalle vie antichissime della Val Tassobbio alla comoda e asfaltata statale 63 ha contribuito a spopolare il paese. E quei castagneti, costati 35 lire nel 1844, oggi somigliano sempre di più a una foresta primordiale.



Via medievale per i Valeti (Monte Vaglio)

Nessun commento:

Posta un commento