martedì 28 novembre 2023

IN UN LIBRO: GALLINE IN CITTÀ - LE CRONACHE DI ILDE DAL SUO POLLAIO

 

 


Corredate da meravigliosi acquerelli, ecco le vicende di cinque galline abilmente raccontate dall’autrice

Diceva Italo Calvino a proposito dello scrittore Luigi Malerba - uno dei migliori e più apprezzati autori italiani del secondo Novecento – che osservare le galline voleva dire esplorare l’animo umano nei suoi inesauribili “aspetti gallinacei”. Malerba aveva pubblicato “Le galline pensierose”, storielle collocabili tra l’umorismo surreale e gli apologhi zen.


I racconti di Ilde Rosati, invece, nel suo “Cronache dal pollaio”, Edizioni Cdl, riflettono più che altro l’atteggiamento dei nostri nonni nei confronti dei loro animali: cura, affetto, volontà di comprenderne il carattere e le particolarità individuali. I vecchi di un tempo con gli animali parlavano e, in genere, li “battezzavano” tutti con un nome proprio, che fossero le vacche nella stalla, le galline o il maiale.

Erano, dunque, come i cani o i gatti, anche animali da compagnia, non soltanto fonte di cibo o di reddito. Dice Ilde: “Credo di essere, nel mio profondo, un po’ contadina come i miei nonni che mi hanno ispirato l’amore per il verde e gli animali da cortile”.


Nel testo, oltre alle festose, vive illustrazioni delle sue galline, c’è un acquerello con un paesaggio. “È la casa della mia nonna, dove da piccola ho ricevuto tanto affetto, perché i nonni questo sanno fare. Quanta nostalgia mi prende quando il mondo è in tumulto! Quanta pace e serenità gli anni vissuti là in fondo vicino al Tassobbio, nella casa isolata tra il verde. Ricordo, e lo sento ancora, l'odore delle prime gocce di pioggia sulla terra della strada e del cortile, il lezzo della stalla, il profumo del fieno ove io, incurante degli insetti, facevo capriole, l'odore inebriante della cantina, le vinacce d'ottobre, il profumo del pane che, infaticabile, la nonna cuoceva nel forno a legna. E poi l'acqua del Tassobbio che cantava, discreta, tra i sassi levigati e formava piccoli gorghi ove potevo osservare rane, lucertole e biscioline d'acqua. Ero sempre con i piedi nell'acqua, mi bagnavo la gonna fino alla vita per fare sbarramenti con i sassi nell'intento di imprigionare l'acqua, o statuine con la melma grigia che poi il sole spezzava. Quanto amo quel silenzio immerso nel frusciare del vento tra le querciole e i salici, i passeri, le cornacchie e le bellissime galline della mia nonna! Ecco, la casa della mia nonna che guarda da sempre il castello di Leguigno, eccola sola e abbandonata. L’ho disegnata con le finestre aperte, come quando c'ero anch’io”.



Il mondo è ora in tumulto per due guerre a noi vicine, ma lo è stato in ugual modo per tre anni, a causa della pandemia con i suoi divieti, chiusure, perdite improvvise di amici, concittadini o parenti. È in quel durissimo periodo che Ilde ha trovato conforto nelle sue galline: Caterina, Geltrude, Ginfrina, Marylin e Pavarotta, liberate in uno spazio verde del giardino di casa sua, a Reggio. Certo, Ilde ricorda che il vuoto lasciato dalla perdita del suo adorato nipote niente e nessuno potrà mai colmarlo, ma le sue “co-co” (così le chiama), le hanno fatto tanta compagnia. E hanno prodotto anche le uova! Per le sue galline, Ilde preparava pasti succulenti e con ingredienti sempre diversi, andando incontro ai loro gusti. Di loro, annotava quasi giornalmente, sui social, le vicissitudini, i caratteri, le stramberie. Come la Ginfrina che, quando un elettricista era dovuto intervenire sulla pompa del giardino, si era data da fare per controllare i lavori, proprio come un “umarel”: “La Ginfrina sentendo la voce di mio marito in cortile si è avvicinata alla rete che separa il prato dal cortile e per tutto il tempo della ‘lavorazione pompa’ è rimasta a guardare cosa stavano facendo. Senza alcuna distrazione, e sempre guardando in direzione dell'elettricista e di mio marito, ha contribuito al lavoro facendo ogni tanto un timido co-co-co”.

Ilde Rosati che racconta favole

Insomma: “Cronache dal pollaio” narra l’allevamento delle galline visto da un altro punto di vista: quello di una mamma chioccia umana; il suo approccio a questi animali è riguardoso attento, in quanto li percepisce magnifici esseri viventi dotati di un loro carattere e di una loro propria personalità. La collaborazione, l’amicizia, l’affetto, l’interazione tra l’autrice e le sue “co-co” percorrono le pagine e si rivelano anche nelle belle illustrazioni. Senza tutto questo e senza la sua anima contadina non sarebbe stato possibile l’inserimento del piccolo pollaio di Ilde in un centro urbano, sia pure in un giardino privato. L’esplorazione quotidiana del comportamento delle galline, la contentezza e la riconoscenza per le uova offerte, l’allegria del loro svolazzare e il modo comico con cui “fanno covino” e si lasciano carezzare, sono istanti narrati in modo piacevole, ma che induce a riflettere. La vita con le galline - a cui, non a caso, si è dato un nome - riavvicina forse alla nostra vera natura e risulta più tranquilla, perché rispetta ritmi ancestrali e immutabili. In fondo, quando la vicinanza uomo-animale diventa quella di Ilde con le sue “co-co”, cadono molti di quegli ostacoli e pregiudizi che spesso abbiamo, pur non riconoscendoli.

Gli animali, galline comprese, sono semplicemente vita allo stato puro, senza filtri. Non sono umani, ma conoscono la paura, il sogno, l’attaccamento, la gioia. Quando Ilde si è dovuta trasferire, le ha traslocate nel giardino di un’amica: “Sono venuta via con il cuore grosso, confuso tra la tristezza e la nostalgia dei giorni passati…”

Un libro versatile, questo, adatto ai grandi e ai bambini. Un libro che si presterebbe a essere letto nelle scuole e che, a detta dell’editore: “...può regalare a chiunque un momento di tenerezza e di dolcezza davvero utile nel caos della vita quotidiana di oggi”.

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