lunedì 27 novembre 2023

«HER – STORY», IL SECONDO SAGGIO DI ANNA LOMBARDI - LUCCA/PREMIO TRALERIGHE STORIA



Con una tesi sulla lotta delle donne curde per l’autodeterminazione, la ricercatrice storica felinese vince di nuovo il prestigioso premio nazionale


Il fatto che una giovane ricercatrice abbia mostrato sensibilità e curiosità per le donne curde, ignorate dai media, è abbastanza inconsueto: “Mi sono interessata alle combattenti curde quando le ho viste in una foto su un social, sorridenti, con tanto di Kalashnikov imbracciato. Stavo per laurearmi in storia alla magistrale, eppure, di loro non sapevo nulla. Nessun corso universitario mi aveva mai parlato dei curdi né, ancor meno, delle donne curde, benché l’esperimento del Confederalismo democratico di Abdullah Öcalan fosse in atto ormai da dieci anni. Il mio interesse è nato proprio dalla consapevolezza di essere all’oscuro di quel mondo e di averlo scoperto soltanto, per caso, su Facebook.” Grazie a questa consapevolezza, e a ciò che ne è seguito, Anna Lombardi, di Felina, ha poi vinto per la seconda volta il “Premio Tralerighe Storia - Opere inedite di storia contemporanea, militare, memorialistica e diari”, che si tiene ogni anno a Lucca. Il suo libro, “Her – Story, la lotta delle donne curde per l’autodeterminazione”, ha infatti ottenuto un contratto di edizione come opera vincitrice. “Si tratta della mia tesi del Corso di Laurea Magistrale in Sociologia dei conflitti”, dice Anna, “con la quale mi sono laureata a Modena nell’aprile 2022. La tesi parte proprio dall’analisi del Confederalismo democratico curdo e dalle teorie elaborate da Öcalan che, nonostante l’incarcerazione fin dal 1994 nell’isola-prigione di İmralı, in Turchia, riesce ancora a guidare, a distanza, la sua ‘rivoluzione’.”

La dottoressa Anna Lombardi con l'editore Andrea Giannasi



L’importanza di avere storiche donne

Andrea Giannasi, l’editore, è ben contento di aver dato alle stampe “Her – Story” , innanzitutto perché i curdi, in questo momento, sono un po’ i “nemici” di tutti: dei turchi, degli iracheni, dei siriani di Assad (difesi da Putin), ma anche perché parla di donne, e quelle curde sono l’asse portante della loro società: “Imbracciano il fucile e combattono,” dice Giannasi, “quando, nella primordiale struttura mentale maschile, questo non viene accettato: non è ammesso che un maschio sia ucciso da una donna. Se, in più, si tratta di maschi musulmani, è convinzione che quella morte per mano femminile precluda loro il paradiso. È un atto che va difatti a contrastare la supremazia maschilista, che è anche religiosa. Inoltre, l’ho pubblicato perché è un saggio che… non esisteva. “Her”, il pronome femminile in copertina, simboleggia un cambio di passo che io auspico da anni. Il cambio della saggistica e della costruzione di un ruolo della donna, nella letteratura, che non sia più soltanto secondario, ‘alla Emily Dickinson’, ma che diventi qualcosa di dirompente. E quel dirompente è la libertà del pensiero femminile, anche, e anzitutto, nella saggistica. Spingo molto per avere saggiste donne, per avere il punto di vista di una donna sulla storia, anche quella militare e contemporanea. Anna Lombardi, donna, rappresenta, quindi, il terzo motivo per cui ho pubblicato questo libro: è una studiosa che affronta, con tenacia, voglia e strumenti che le appartengono, un argomento difficile, e lo fa, appunto, da – e - con un’ottica diversa da quella di uno storico maschio. In più, per le ragioni che ho spiegato prima, si tratta di un argomento che gli uomini non vogliono raccontare. Quindi, questo elemento minore, che sono i curdi, in realtà ha l’enorme forza della presenza femminile che, secondo me, può essere utile in tanti altri nostri campi.”




Confederalismo democratico curdo e “jineolojî”

Secondo l’ideologia di Abdullah Öcalan, detto Apo, furono i sumeri a sovvertire l’ordine matriarcale, rinchiudendo la donna in casa. Per lui – che a suo tempo rinnegò il marxismo - la liberazione della donna è basilare poiché il grado di libertà di ogni nazione dipende dal grado di libertà conseguito dalle donne. Qualsiasi forma di schiavitù non sarà mai abbattuta finché la donna resterà subalterna all’uomo. Le scoperte fatte dalle donne sono state poi trasformate in scoperte maschili, privando il genere femminile del protagonismo centrale dovuto alla capacità di procreare. Per dar forma alla sua ideologia, Öcalan si è basato sugli studi del filosofo Murray Bookchin (che, da ex marxista, già negli anni sessanta aveva optato per un “anarchismo della post scarsità”), ideando un sistema politico privo di entità statale e basato soprattutto sull’ecologia. In breve: tutto dovrebbe tornare a un sistema il più naturale possibile, antecedente il capitalismo che sta devastando le risorse del pianeta.

Il titolo del libro, “Her – Story”, ha a che fare con la “jineolojî”, la “scienza delle donne”. Öcalan, all’interno del suo esperimento del Confederalismo democratico, ha ideato appunto la “jineolojî”: una revisione delle scienze naturali e sociali in chiave femministica ed ecologica, il cui fine primario è quello di restituire alle donne le conoscenze e quel tipo di intelligenza emotiva e analitica di cui erano stata private cinquemila anni fa.




“Her - story”, “la storia di lei”

Le donne curde si sono prefissate l’obiettivo di riscrivere la storia partendo da quella lontana società matricentrica. Di qui il termine “Her - story”, “la storia di lei”, al posto di “la storia di lui”: "history" dove si gioca – mediante etimo forzato - con il pronome maschile inglese "his" più “story”. Racconta Anna: “All’interno della tesi ho preso in considerazione soprattutto i curdi siriani e turchi. Ho però intervistato Gulala Salih, una curda irachena, rappresentante di “Kurdistan Save the Children” in Italia, dove si era trasferita nel ‘99 dopo il matrimonio con un connazionale. Gulala si batte da sempre per aiutare le popolazioni del Kurdistan iracheno, basato su un sistema statale, al contrario del Confederalismo democratico curdo dove, invece, lo stato non esiste. Gulala mi raccontò che la sua famiglia aveva resistito al regime iracheno, resistenza pagata con la morte di sua madre. Tutta la sua famiglia era stata imprigionata e ora lei si batte per i diritti dei curdi e per aiutare soprattutto i bambini. Oltre a lei, ho intervistato Davide Grasso, combattente internazionalista che, nel 2016, si è recato nel Rojava (Siria) e ha combattuto per sei mesi con la Ypg, l'Unità di Protezione Popolare (da non confondere con la YPJ, l'Unità di Protezione delle Donne o Unità di Difesa delle Donne). Prima era un giornalista free lance, ora ha preso un dottorato di ricerca e insegna all’Università di Torino. Grazie a Davide mi è stato possibile scoprire varie criticità, ma anche le potenzialità di questo esperimento non statuale. Attraverso i suoi occhi ho potuto vederne la quotidianità: se dal punto di vista pubblico le donne hanno raggiunto una totale emancipazione, in quello privato, familiare, è ancora presente la discriminazione tra uomo e donna. Il lavoro da fare è molto complesso, poiché si tratta di abbattere sistemi sociali sedimentati nel tempo. Gli uomini, a periodi, devono seguire dei corsi presso l’accademia di “jineolojî” per essere educati a comprendere l’importanza del protagonismo femminile.”




Non solo guerra, ma proposte generative

Alla teoria di Abdullah Öcalan (Apo) - che dovrebbe portare al superamento del capitalismo culminando nell’ “uccisione” del maschio dominante, cioè del dominio, del fascismo e dell’ineguaglianza, Anna Lombardi dedica quasi tutto il primo capitolo. Nel secondo, si concentra sulla situazione delle combattenti e dell’organizzazione confederale delle donne, per poi affrontare altre tematiche nei capitoli successivi. Ci sono accademie solo femminili, cooperative sociali e unità di protezione e villaggi. Jinwar, ad esempio, nella Siria autonoma del Nord e dell’Est, è un eco-villaggio auto-costruito con mattoni di terra cruda dalle donne. È interamente abitato da donne e gli uomini possono entrarci durante il giorno, ma non ci possono risiedere. “Purtroppo, non ho avuto la possibilità di parlare con donne combattenti, anche perché la tesi l’ho scritta nel periodo del covid; ho intervistato per iscritto Gulala e in videochiamata Davide. Rientrato da Rojava, Grasso ha sostenuto diversi processi come ‘soggetto pericoloso’, avendo ricevuto un addestramento militare. Sia il Pkk, che le Ypg e le Ypj sono inseriti nelle liste del terrorismo internazionale, soprattutto a causa di Erdogan. Il presidente turco tende infatti a ricattare l’Europa: se l’Occidente dovesse appoggiare l’esperimento curdo, Erdogan dice che aprirebbe le frontiere e orde di immigrati ci invaderebbero. Ho letto varie testimonianze di donne curde raccolte in Rojava e la cosa che più mi ha colpito è la ‘serenità’ con cui le combattenti affrontano la situazione. Per noi la guerra è paura, mentre per loro, oltre alla lotta contro l’Islamic State (ex Isis), significa anche occasione per creare soluzioni alternative. Non si tratta solo di distruggere credenze sociali, usi e costumi, ma anche di proporre un sistema generativo con vie d’uscita per problemi mai trattati prima. Ci sono stati altri casi di donne combattenti nella storia - pensiamo alle donne nella Resistenza - ciò nonostante, finita la guerra, gli uomini le hanno in buona parte relegate in una posizione subalterna. Il Rojava ha puntato, invece, su nuove condizioni sociali per confermare loro un protagonismo che non si concludesse con la fine dello scontro armato.”




L’amicizia politica: l’helvaltî


La combattente Christine, durante un seminario tenutosi a Qamishlo, rispose così a chi affermava che le donne curde avevano ottenuto molte libertà, ma non quella sessuale: “Oggi la società occidentale è ipersessualizzata, l’imperativo è compiere atti sessuali in una logica di accumulazione e competizione che riduce a oggetto di appropriazione qualsiasi donna.” In realtà, tra i/le militanti vige l’obbligo del celibato, non come abolizione dei sentimenti, ma come percorso che deve disciplinarsi in modo sociale per non aumentare la pressione psicologica. L’amicizia politica (l’helvaltî) è verso tutti in egual misura. “Her – story” è importante anche perché ci presenta punti di vista femminili e femministi che potrebbero esserci d’aiuto. Anna Lombardi è intanto già impegnata in un’altra ricerca che le auguriamo si trasformi in una terza pubblicazione: “Subito dopo la laurea, ho fatto domanda per il dottorato, sono stata presa e ho iniziato il primo anno a Modena a novembre 2022. È un dottorato in Digital Humanities che durerà tre anni. Si tratta di una ricerca in storia contemporanea: il soggetto è la rappresentazione pubblica delle donne partigiane italiane, un confronto tra la situazione degli anni Quaranta e i social media negli ultimi cinque anni.”











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