Un testo necessario e semplice per inoltrarsi nella lettura dell’Antico Testamento, ma anche uno strumento robusto e sicuro come uno scarpone.
C’è tanto dell’esperienza missionaria dell’autore, in questo libro; c’è tanto delle Comunità Ecclesiali di Base brasiliane, a partire dalla citazione di Dom Pedro Casaldaliga nella quarta di copertina, dove si ricorda la “teologia del ciclostile”.
In Brasile, don Pier Luigi Ghirelli, nativo di Leguigno di Casina (RE), arrivò come missionario Fidei Donum nel 1970: all'età di 28 anni, il sacerdote sbarcò a Rio de Janeiro, dopo aver navigato per tredici giorni, per vivere la nuova esperienza missionaria, e vi restò fino al 1989; là ebbe modo di portare a termine i suoi studi di teologia e filosofia – che affiorano nitidamente nel testo - ma, soprattutto, ebbe l’opportunità di potersi immergere in tipologie di analisi, lettura, studio critico della Bibbia inediti e innovativi. Il contesto sociale e politico era quello di una dittatura e, in quello scenario, i sacerdoti cattolici iniziavano a muoversi cercando le modalità più efficaci contro la dittatura. All'inizio degli anni '70 il rapporto tra Chiesa e Stato si stava già deteriorando, il regime si stava indurendo parecchio e i cattolici che si opponevano al governo erano oggetto di persecuzioni. Quando “padre Pedro” arrivò in Brasile, per operare in Bahia, il carattere della chiesa popolare era vivido, e i bisogni del popolo trovavano risposte nella religione, nella Bibbia.
Una nuova esegesi a partire dal “popolo”. Quell’esegesi di cui parlerà poi Benedetto XVI in un suo testo: “Dobbiamo imparare nuovamente che essa (la Bibbia) dice qualcosa a ognuno e che è stata donata proprio ai semplici. In questo do ragione a un movimento nato nell’ambito della teologia della liberazione che parla di “interpretazione popolare”. Secondo questa linea il popolo è il vero proprietario della Bibbia e perciò il suo vero esegeta.” (Il Sale della terra, San Paolo 2005)
Il cammino di padre Pedro è da subito segnato da conflitti con i politici locali che ubbidivano al regime militare. Dalla fine degli anni '60, una parte della Chiesa cattolica si era impegnata contro le azioni criminali dei militari, mentre il governo aveva praticamente dichiarato guerra a tutti coloro che erano contro il regime. Il conflitto si intensificò dopo il 1970, quando le Comunità Ecclesiali di Base cominciarono a svolgere un lavoro più attivo all'interno della società, rispondendo agli interessi locali, la terra, il lavoro, le lotte per l’istruzione, i trasporti ecc… La maggior parte del clero inviato dalla Diocesi di Reggio Emilia era allineato con le idee della Teologia della Liberazione e i sacerdoti combattevano insieme alle classi popolari. Don Ghirelli (per tutti padre Pedro) cercò di vivere la Teologia di Liberazione nella pratica quotidiana: fu difensore della Riforma Agraria e la questione fondiaria fu una delle sue principali lotte; tutto questo anche preparando opuscoli, periodici, offrendo corsi ed evangelizzando per aiutare la gente comune a uscire dai pregiudizi in relazione alle strutture di potere. Il sacerdote ha dovuto però affrontare conflitti con altri sacerdoti e vescovi brasiliani che non erano d'accordo con il suo modo di evangelizzare e con politici locali allineati con l'ordine prevalente in quel momento. Negli ultimi anni della sua attività a Irecê, il religioso mosse forti critiche agli amministratori locali, cercando sempre di far capire al popolo l'importanza del voto per emanciparsi; per questi e altri atteggiamenti, Pier Luigi Ghirelli nel 1985 fu espulso dalla Diocesi di Irecê su richiesta dell'allora sindaco della città, Heldebrando Seixas e del vescovo locale Edgar Gouveia, che inviarono una lettera a Roma sostenendo che il sacerdote non evangelizzava adeguatamente la comunità locale. La partenza di don Pier Luigi generò grande commozione popolare. Solo il 23 luglio 2018 ebbe, finalmente, il riconoscimento per tutto ciò che aveva fatto per la città: a Irecê, oltre alle attività religiose, padre Pedro aveva infatti stimolato il movimento cooperativo e fu perciò insignito del titolo di cittadino onorario su proposta di tutti i consiglieri comunali.
Ma torniamo agli inizi, a quando maturò la sua idea di scrivere una guida per leggere la Bibbia.
È in mezzo a un campo bruciato dal sole e dall’ostinata siccità, in Bahia, che il sacerdote incontra un giovane a cavallo; si chiama Gratiston e gli chiede: “Padre, mi impresta una Bibbia?” Ci riflette un po’, don Ghirelli, poi lo accontenta. Dopo alcuni mesi, Gratiston gliela restituisce: in mezzo ci sono tanti foglietti che segnano i passi da lui ritenuti importanti. Già da quel momento, padre Pedro, come lo chiamava la sua gente, sente il bisogno di elaborare, per la lettura dei testi sacri, una guida molto semplice, un “navigatore satellitare” - per dirla in termini moderni - alla portata di tutti.
Altra situazione simile a quella con Gratiston, l’autore la vivrà poi sulle colline reggiane: questa volta è un signore appena andato in pensione a rivolgergli la stessa richiesta: “Nell’ottobre 2016, Alberto, a Montecavolo, mi saluta: ‘Don, sono andato in pensione e ho deciso di leggere la Bibbia’. ‘Bravo! Complimenti!’. Dopo un mese lo vedo entrare in fretta, quasi sbuffando, nel mio studio: “Don, non ci capisco niente!”.
La Bibbia è probabilmente il libro più influente che sia mai esistito, ma è anche il “Libro dei Libri”, di notevoli dimensioni. Non esiste un’altra raccolta di scritti che abbia esercitato una così grande influenza nello sviluppo di tutto il mondo occidentale e che abbia avuto una simile, vasta diffusione. Tuttavia, non è una lettura agevole: c’è da comprendere la disposizione dei libri biblici nella loro concezione storica, prima di interrogarne la risonanza nella vita quotidiana. Inoltre, noi siamo persone del ventunesimo secolo, con una mentalità lontanissima da quel mondo e da quelle parole, per cui abbiamo bisogno di capire il mondo, il linguaggio e i tempi in cui nacquero le Scritture.
Se poi leggiamo la Bibbia per la prima volta, ci deve essere chiaro che non comprenderemo ogni dettaglio e non noteremo tutti i collegamenti rilevanti. Ma mentre continuiamo a leggere, la nostra comprensione si approfondirà.
Ecco dunque ritornare nel sacerdote, con la richiesta del suo parrocchiano Alberto, il desiderio di scrivere qualcosa che aiuti tutti a inoltrarsi nei “sentieri della parola” senza perdersi d’animo.
Un testo che sia una guida da usare insieme alla Bibbia, fruibile anche dalle persone con pochi studi alle spalle. Come poi è per la maggior parte dei battezzati, che non hanno una formazione teologica convenzionale e non sanno certo leggere il greco, l’aramaico o l'ebraico, ma nemmeno il latino o l’italiano accurato.
Racconta don Pier Luigi: “Dal 1971 ho sognato uno strumento semplice, facile, economico da offrire a Gratiston, ad Alberto e a tanti altri che desiderano leggere la Bibbia. Nella campagna di Wagner (Bahia-Brasile), durante la celebrazione della Messa, un contadino dichiara davanti a tutti: ‘Ho letto tutta la Bibbia. Ho impiegato 5 anni, 8 mesi e 21 giorni!’. ‘Bravo! Complimenti!’. “Ma cosa avrà capito?” penso dentro di me. Mi metto alla ricerca nelle librerie. L’offerta è ricca, vasta, molteplice. Percepisco che il problema è sentito da tanti e si cerca di dare una risposta. Ho acquistato e letto vari volumi: belli, bellissimi, affascinanti. Però sono volumi di 400 o 500 pagine e il linguaggio non è semplice. Posso offrire ad Alberto un libro di 500 pagine per avviarlo alla lettura della Bibbia? Sarebbe come rompere le gambe a un ragazzo, pieno di entusiasmo, che si prepara a correre la maratona. Ci sono anche volumetti più popolari: ho tentato di diffonderli, ma non ho percepito risultati. Ho deciso di mettermi al lavoro con l’intenzione di estrarre da tutti questi bei volumi di introduzione alla Bibbia gli elementi essenziali e presentarli con linguaggio semplice. Cammin facendo, mi sono accorto che semplice per semplice qualcosa di complicato sempre rimane. Spero di offrire uno scarpone utile ad Alberto e a qualche altro intraprendente e coraggioso che desidera entrare nel mondo antico della Bibbia.”
Attualmente, don Pier Luigi Ghirelli è collaboratore nell’unità pastorale di Puianello – Vezzano e risiede a Paderna. Ha al suo attivo diverse importanti ricerche e pubblicazioni di carattere storico e altre riguardanti le missioni diocesane.
Il libro lo scrive, alla fine, soffermandosi per ora solo sull’Antico Testamento, ci impiega due anni (giusto quelli della pandemia) e lo intitola “Sui sentieri della parola” (Edizioni San Lorenzo).
In copertina, una ragazza si dirige verso un monte; ha lo zaino in spalla e ai piedi due scarponi. “Lo scarpone – dice il don - è un calzare robusto, essenziale, abbraccia le caviglie e per questo dà sicurezza nei sentieri complicati di montagna. Questa guida alla lettura del Primo Testamento vuole essere uno strumento robusto, essenziale che sostiene la fiducia del lettore nel cammino dentro gli antichi libri biblici”.
Alcune belle illustrazioni di Eleonora Grasselli impreziosiscono l’opera, insieme alla prefazione di don Filippo Manini. Il linguaggio è volutamente semplificato, i testi aiutano a evitare una lettura puramente mitologica, proponendo alcuni elementi basilari della esegesi moderna. Non si parte dalla Genesi (che compare solo a pagina 73), ma dalla distruzione di Gerusalemme (586 a. C.), evento catastrofico per la fede del popolo ebraico, e si arriva ad affrontare le Scritture seguendo l’ordine dei libri dell’ultima stesura.
Il titolo riprende l’idea del “cammino”, che nella Bibbia è sempre luogo privilegiato dell'incontro: con sé stessi, con gli altri, con Dio. Scoprire l’Antico Testamento significa poi acquisire conoscenze di storia, cultura, lessico e terminologia utili, in seguito, per entrare nella lettura del Nuovo Testamento. “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Sal 25 [24],4)
Quasi tutti i capitoli sono corredati da riassuntive, accurate schede di approfondimento storico, filologico, antropologico: viene spiegato, per esempio, il significato simbolico dei numeri o delle lettere dell’alfabeto ebraico, il significato della vocabolo “profeta”, il concetto di “messia”...
E se il capitolo dedicato al libro dell’Esodo ha per titolo “Dio libera gli oppressi”, il volume si chiude con il capitolo “Roma padrona”: la città imperiale che, nell’Apocalisse, Giovanni di Patmos collegherà al “potere”, a Babilonia la grande.
Roma, una “prostituta” che rappresenta qualsiasi “impero”, centro dell’idolatria del potere in ogni epoca. Roma, che comprendeva la provincia turbolenta di Palestina, dove i romani mantenevano un esercito agguerrito; territorio di genti occupate, crocefisse. Luogo e tempo di sofferenza, in cui, tuttavia nacque, visse e svolse la sua missione “Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1, 1)
Come si esprime un autore dei primi secoli, l'Antico Testamento portava nel suo “utero” Cristo: “Lex Christo gravida erat…” ed è con queste parole che don Pier Luigi conclude il suo scritto.
Le note confortanti che poi inserisce alla fine di alcuni capitoli (anche camminando in montagna ci si rincuora reciprocamente...) sono un invito a non scoraggiarsi davanti a quelle che sembrano contraddizioni e a proseguire comunque la lettura: “Il vero volto di Dio è quello che ci ha fatto conoscere Gesù: Padre amoroso che aspetta e accoglie tutti nel suo gregge. Quello presentato nel libro dei Numeri è un dio immaginato e voluto da qualcuno di quell’epoca antica, per far valere una sua idea integralista”.
Il libro sarà presto disponibile nelle librerie fisiche o digitali o direttamente acquistabile dal sito delle Edizioni San Lorenzo, Reggio Emilia. edizionisanlorenzo@gmail.com
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