Era ancora un ragazzino, quando si perdeva ad osservare la cugina Maria Pia che dipingeva quadri a olio. Fu lei a regalargli una cassetta con i tubetti dei colori che, però, finì presto dimenticata nel solaio. Intanto, Alessandro Colombari cresceva e studiava.
Nato nel 1966 a Castelnovo ne’ Monti, lì, nella frazione di Maro, ai piedi della Pietra di Bismantova, ha sempre vissuto e abita tutt’ora con la moglie Michaela.
Disegnare e dipingere erano le attività in cui riusciva meglio durante la scuola media; era davvero bravo, perciò, una volta diplomato, scelse di frequentare a Castelnovo l’Istituto tecnico per geometri, scuola che, secondo lui, dava più spazio e valore al disegno.
Terminato il percorso di studi, Alessandro, grazie al suo profilo tecnico, trovò lavoro in una importante casa di moda reggiana (Fashion Group, la si definisce con termine inglese).
Ma la cassetta dei colori lo aspettava in solaio. Erano gli anni Novanta, e Alessandro li rinvenne, quei tubetti di colori a olio della cugina, così cominciò a usarli.
Nell’aprile del 1995, la sua prima mostra personale fu ospitata dalla galleria della signora Crovetto, di fianco alla Cartolibreia Casoli, a Castelnovo. Negli anni seguenti, altre mostre, personali e collettive, accolsero le sue opere nel capoluogo della montagna.
Di lui scrisse allora l’artista Roberto Mercati: “La cornice è quella naturale della Pietra, la culla è questo antico borgo medioevale a pochi chilometri da capoluogo montano. Ambienti antichi e rurali dove ancora, facendo un giro in bicicletta intorno al masso dantesco si possono davvero gustare i caldi sapori e la bellezza della vita contadina che, come in ogni altro paese della montagna, senza troppo rumore vanno perdendosi”.
Dopo aver iniziato dipingendo su ordinarie tele comprate nei negozi qualificati, Alessandro ha in seguito intrapreso la preparazione dei supporti: tavole di legno e tele. L’imprimitura, la preparazione che precede la pittura, può essere fatta non solo su tela, ma anche su cartoni telati, su tavole di legno e, per assurdo, anche su carta o su un sacco. Il nostro artista ha dunque imparato a usare diversi materiali, dalla sabbia, alla colla, al gesso e, ultimamente, ha utilizzato come supporto addirittura i teli del caseificio, quelli nei quali viene raccolta la cagliata che diventerà la forma del parmigiano reggiano.
A proposito dei materiali usati, dice ancora Mercati: “Nell’interno dell’artista c’è proprio l’idea di poter creare un effetto antico, storico, per riprendere la storia vissuta dai nostri avi ed il sacco, in questa operazione, è di per sé un materiale molto adatto, povero e fortemente evocativo. Osservare un’aia, un cortile da lui dipinto è come tuffarsi nel passato della cultura contadina che anche a detta di Alessandro andrebbe salvata e conservata in tutti i suoi aspetti: non solo materiali ma anche culturali , con i suoi dialetti e terminologie.”
Il soggetto principale dei suoi quadri è la Pietra, soprattutto vista dal versante “bismantovino”, quello verso Maro, quello che Alessandro ha avuto negli occhi e nel cuore fina dalla nascita. “Ogni volta che guardo la Pietra mi dico che è sempre più bella”, ci confida, “e ogni volta che torno a casa è una emozione sempre diversa. Ombre, luci, anfiteatri… è una meraviglia. Lo sostengo convintamente: se in Trentino avessero la Pietra, chissà cosa farebbero!”
È guardando a lei, alla rupe di Bismantova che Alessandro Colombari, in collaborazione con la moglie Michaela Kadanikova, ha avuto l’idea di costruire un sito dedicato all’Ars Bismantova (www.arsbismantova.eu) in cui raccogliere le sue opere e tutto ciò che potrebbe servire per promuovere il territorio grazie all’arte legata alla Pietra.
Proprio il 29 giugno scorso, è stata riattivata la fontana pubblica situata vicino a piazzale Dante e, in concomitanza con la riapertura, una scultura lignea opera di Alessandro, raffigurante un rocciatore in arrampicata, è stata posta lì accanto. Perché il nostro artista sa anche scolpire. E sa arrampicare.
“Ho incontrato la scultura in legno in Trentino, dove ho comprato casa. Lassù la scultura è ovunque! Ci sono diversi corsi, così ho deciso di frequentarne alcuni. Poi, ho continuato come autodidatta. Per scolpire, da quelle parti usano il pino cembro, ma vanno bene anche il tiglio e il cedro.” Oltre ai quadri, diverse statue e bassorilievi accrescono, ora, la sua personale, casalinga galleria, in cui mancano le numerose opere vendute.
Tuttavia, la sua impresa più grande e impegnativa è stata la realizzazione della statua il legno di un soldato della Prima guerra mondiale. La scultura è ora presente al museo di Pejo, inaugurato nel 2003, che conserva oggetti, documenti e fotografie legati alle vicende del conflitto nella valli di Sole e Pejo. Il soldato riprodotto si chiama “Om de fer” perché si rifà all’antica usanza del “Kriegsnagelung”(chiodatura per la guerra, che consisteva nell’acquisto di un chiodo da piantare in una scultura o in un bassorilievo di legno, lasciando un’offerta per le vittime, orfani, vedove).
Pittore, scultore e rocciatore, dunque: caratteristiche che ne fanno davvero un figlio per eccellenza delle terre di Bismantova. Diceva Marc Chagall: “Aprivo solamente le finestre della mia camera ed entravano l’aria color blu, l’amore e i fiori.”
Anche ad Alessandro, probabilmente, basta aprire le finestre per essere trascinato nella bellezza e in tutto ciò che ama. La luce della Pietra, la roccia. Le piante, gli animali.
Soprattutto i rapaci notturni, le civette, che scolpisce e dipinge. Già presente nei miti greci, la civetta accompagnava la dea Athena ed è il simbolo della filosofia e della saggezza. I suoi occhi e il becco seguono la linea della lettera φ (fi), simbolo alfabetico greco della filosofia e in seguito della sezione aurea, la proporzione divina (quella usata da pittori e scultori, quella che i fotografi, con quanta consapevolezza non si sa, insegnano come “regola dei terzi”).
Pittura, scultura e arrampicata: Alessandro è anche un istruttore nazionale di alpinismo. Ad arrampicare aveva cominciato con il Cai di Reggio Emilia nel 2000, su roccia e neve; un iter durato quindici anni, composto da diversi livelli, fino all’ultimo che contempla l’arrampicata su roccia, neve e ghiaccio. Michaela, sposata proprio in quell’anno, ha poi iniziato, dopo due anni, ad arrampicare con lui. È per questo che, più avanti, hanno deciso di comprare la casa in Trentino: perché erano spesso in trasferta là come rocciatori.
Nel 2017, sul versante Ovest della Pietra venne aperta una nuova via: “La ferrata dell’ultimo sole”, che si conclude inerpicandosi verticalmente fino a raggiungere la spianata. Lungo il percorso, vennero posizionate alcune sculture in legno di Alessandro Colombari, raffiguranti elfi e gnomi, ricavate prevalentemente dai ceppi presenti in loco.
Dopo più di una quindicina di mostre, il desiderio di Colombari sarebbe quello di veder realizzato un laboratorio artigianale aperto a tutti gli artisti locali proprio alle pendici della Pietra, magari nei locali che furono dei Benedettini e che ora ha in gestione il Parco Nazionale.
Un laboratorio dove chi arriva, visitatori per motivi religiosi o semplici turisti, potessero vedere gli artisti all’opera. È un sogno, ne è cosciente, ma chissà che non possa avverarsi, prima o poi.
Chissà che l’Ars Bismantova non possa diventare qualcosa di ancora più concreto di un logo su un sito. Intanto, dal 22 al 23 agosto scorsi, rispettando le norme anti covid, Ars Bismantova è stata protagonista di una esposizione “en plein air” presso il Rifugio della Pietra e la Foresteria di San Benedetto, con esito positivo sotto ogni punto di vista. L’inizio di un sogno.
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