Non hai dimenticato
Tutto è nel tuo grido: la selva,
l’acqua, le fiamme
la resistenza del mondo, le gemme,
la fame e la quiete della belva.
Ogni gesto d’amore, le voci,
e le farfalle ad ogni primavera,
le lacrime a irrorare la semina
per uscire viva dalla bufera.
Non hai dimenticato mai la libertà,
donna, fiera: lei è ciò che illumina.
Tuo grido, forza che contamina,
carne partoriente
che dal naufragio fugge dirompente
e l’universo protegge, e salva.
Diffida dei demoni
Diffida sempre delle stelle ardenti
dell’infinità procace dei mari
della purezza di boschi accoglienti.
Diffida di realtà commoventi,
di ombre infelici, di luci spavalde,
non fidarti dei demoni dormienti:
solo fidati delle parole salde
che piano l’anima sussurra, calde.
Mi piace essere donna
Mi piace esser donna,
perché ho la mollezza
della luce in collina;
mi piace perché, a voler essere precisi,
ho la malleabilità del crepuscolo
sui declivi,
nelle sere d’ottobre.
Ad essere più esatti,
amo la mia luce morbida di madre,
quella della brina sui colli
nell’autunno generoso
di pere, sorbe e castagne.
A voler essere pedanti
amo la luminosità di ogni donna,
quella della luce sui colli, o sul mare
(poco importa), o sui monti,
quella dei deserti,
in autunno, inverno,
primavera, estate,
la luce del grembo che crea
anche quando non genera.
Non cercare la memoria
Non cercare la sua memoria
nelle pieghe senili della storia.
Stanco è il bianco della sua pelle,
violacea la bocca,
ha ferite sulla carne ribelle,
timorosa nella nebbia barocca.
L’amore trabocca:
vuole verità, pace, non vittoria.
Non cercare le donne
nel ruggito temerario del vento,
cercale nel tempio, son le colonne
che reggono l’umanità tutta,
loro, che il mondo sfrutta
ubriaco di potenza illusoria.
Non sono un ruolo
Mi sono stesa sui flutti ninnanti
dietro solo paura,
sul mare, campo dopo l’aratura,
piango e rastrello i miei frammenti erranti.
Cerco l’eco del mio silenzio,
l’ombra triste dei loro idoli malvagi,
i morsi della polvere sul volto,
il sale degl’infiniti naufragi,
insulti medicati con l’assenzio:
il mio essere persona travolto.
Non sono un ruolo, sono spazio incolto
mi alzo come la luna!
Io mi alzo in piedi sulla laguna
e dico: mai più avrete i miei pianti.
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