http://www.ibs.it/code/9788899141424/albertini-normanna/pietro-dei-colori.html
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Disegno di copertina di Sara Davalli |
Di
lui non si sa nulla. C’era soltanto la sua firma sul trittico di
Rocca di Soraggio: “Et pictus fuit p. me Petrus de Talata”,
nient’altro. Anche quella firma, in seguito, è andata persa.
Che
poi “Talata” debba corrispondere a “Talada”, piccola borgata
della montagna reggiana, è solamente una supposizione, o forse una
deduzione, vista la relativa vicinanza delle due località e il loro
essere appartenute al Ducato Estense. Niente ci assicura che sia
davvero così.
Si
tratta di luoghi in qualche modo rimasti arcaici, immersi nei boschi,
uniti da strade tortuose, comunque disagevoli pure oggi, nonostante
l’asfalto, soprattutto con il ghiaccio e la neve dei lunghi
inverni.
Luoghi
accomunati dalla passione degli abitanti per le leggende, le strane
apparizioni di fate, folletti, diavoli, streghi e streghe, serpenti
alati, uomini e donne – mediconi - capaci di curare con le parole,
le preghiere, le segnature e misteriosi intrugli di erbe.
Luoghi
un tempo abitati da popoli veneranti divinità in buona parte
muliebri, come si riscontra nella vicina Lunigiana, dove i
ritrovamenti delle statuette di antiche dee madri la confermano come
terra mistica, consacrata a divinità femminili. Divinità legate
alla luna e al suo culto.
Le
madonne di Pietro hanno tutte volti lunari e tutte ricordano, in
qualche maniera, le antiche raffigurazioni della dea Iside con il
sacro figlio Horus in braccio.
Di
Pietro non si sa nulla; per lui parlano le sue opere: Il trittico di
Borsigliana “Madonna col Bambino tra i Santi Prospero e Nicola”,
noto nella storia dell’arte toscana anche per un furto e un
tentativo di esportazione illegale;