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L'ultimo libro del teologo Hans Hüng |
Al teologo svizzero è stato consegnato a Udine il Premio Nonino
Del teologo Hans Hüng, vincitore della 37. edizione del premio Nonino 2012 organizzato ogni anno a Percoto, Udine, da una dinamica famiglia di distillatori e destinato a personalità del mondo della cultura, si dovrebbe cominciare a parlare lodando la sua umiltà. «Le mie povere parole - dice - non so quanto potranno aiutarvi. E poi parlo male l'italiano, ma lei mi aiuterà vero?».
Il «sacerdote ribelle» non è un «rivoluzionario» esagitato, ma un calmo quasi ottantaquattrenne che discute con prudenza di religione e di virtù morali come l'onestà, e mi fa notare, quasi con contrizione, l'articolo di un settimanale italiano che riporta l'ennesimo scandalo, legato stavolta ai giochi di potere attorno al Pio Albergo Trivulzio di Milano.
«È triste - sospira - che l'onestà non sia la prima regola dei cattolici, eppure il settimo comandamento “non rubare”, non lascia dubbi in proposito sulla volontà di Dio».
Le spesse lenti degli occhiali non nascondono la luminosità dei suoi occhi chiari mentre commenta gli scandali che a intervalli regolari, quasi fossero gestiti da una regia occulta, sembrano operare per danneggiare la Chiesa: «Questo avviene perché ci sono interessi politici differenti, e gli scandali si susseguono perché la questione è complessa e la realtà turba, ma bisogna non dare motivo di scandalo». Scandali nei quali Küng trova una conferma a quella che definisce la sua «critica del sistema romano attuale» .
Si riferisce alle sue «opposizioni» alla Chiesa?
«La Chiesa cattolica è un sistema che è stato prodotto nel secolo decimo con la riforma gregoriana,
che ha introdotto l'assolutismo papale, un clericalismo forzato e il celibato dei preti. Purtroppo i Concili di riforma del tardo Medioevo e anche la Riforma protestante, non furono capaci di risolvere tutti i problemi della Chiesa cattolica. Anche tutte le rivoluzioni della modernità non sono state capaci di cambiare il sistema».
Non c'è riuscito nemmeno il Concilio Vaticano II?
«Abbiamo pensato che col Concilio Vaticano II, al quale ho partecipato con Joseph Ratzinger come giovane perito, il sistema sarebbe stato cambiato con la coralità delle intenzioni. C'è una riforma di Gesù stesso nel cristianesimo originale, però già nel Concilio la minoranza curiale addetta al controllo della macchina del Concilio, ha fatto di tutto per impedire decisioni chiare e definitive. Era già pronta una restaurazione dopo il Concilio, e il papa polacco e il papa tedesco hanno ripristinato il sistema romano in maniera perfetta».
In che modo?
«Senza consultare vescovi e teologi, hanno prodotto molti documenti che impongono una certa moralità sessuale che non è accettata dal popolo cristiano. Hanno prodotto anche un sistema di controllo assoluto delle scelte episcopali, così che non esiste nessun vescovo veramente indipendente nel senso del Concilio Vaticano II, che aveva rafforzato il loro ruolo. Questo perché già prima di essere eletto, ciascun vescovo, secondo lo schema delle nunziature, deve essere contro gli anticoncezionali, l'aborto, il divorzio, e con una posizione critica verso l'omosessualità e una rigida per l'eutanasia. E poi esseri fedeli al papato al 100%, e anche più».
Ma la Chiesa, forse proprio per le scelte attuate non sembra un'istituzione in crisi.
«Adesso c'è una Chiesa trionfalista che si esibisce in piazza san Pietro con grandi manifestazioni, ma tutto questo è una facciata perché le nostre parrocchie si vuotano sempre di più, non abbiamo più pastori non ci sono più fedeli. Nei nostri Paesi del Nord migliaia e migliaia di cattolici escono dalla Chiesa ogni anno. È una crisi profonda, ma a Roma si continua a produrre cerimonie con il maggior sfarzo possibile, ed è stato reintrodotto il lusso più sfacciato: il papa è sempre addobbato in ricche vesti d'oro e in pizzi preziosi, cose che erano state abolite, ma che adesso ritornano».
Il vescovo di Udine, città in cui le è stato assegnato il Premio Nonino, ha detto che lei non è un teologo ma un intellettuale. Forse il vescovo voleva dire che lei non è un teologo in linea. Ma lei è anche un sacerdote cattolico e non è mai stato sospeso a divinis?
«Se per il vescovo di Udine non sono un teologo cattolico, vorrà dire che sono un cattolico teologo. Ma sono anche un sacerdote con tutti i poteri sacerdotali, e tra pochi giorni celebrerò la Messa con la comunità universitaria, perché sono rimasto fedele alla mia Chiesa in decenni molto difficili. Si può dire che sono un cattolico critico, ma costruttivo. Bisogna imparare a essere cristiani come dico in un mio vecchio libro che ora verrà ristampato. Sono cattolico e neanche la curia romana discute su questo, né sul mio insegnamento e sulle mie opere. L'arcivescovo ha il mio perdono, perché molto sicuramente è solo il microfono della Curia Romana. Io penso che se m'incontrasse non direbbe la stessa cosa».
Lei al tempo del Concilio, aveva chiesto al futuro papa Ratzinger di insegnare a Tubinga. Ma forse Ratzinger non era adatto alla temperie un po' rumorosa della contestazione di Tubinga e ha scelto Ratisbona. Si è mai pentito di avergli fatto questa richiesta?
«I miei colleghi erano sorpresi che avessi scelto il mio concorrente più importante della teologia tedesca, ma io ho sempre pensato che si devono chiamare i migliori e Ratzinger in quel momento era il migliore. Io ho imparato molto da Sant'Agostino, ma lui non ha mai accettato l'esegesi di storico critico, non ha una posizione chiara verso i miracoli naturali, i dogmi e le leggende verso una concezione verginale biologica. In più ha sviluppato una ecclesiologia gerarchica che non è basata sul Nuovo Testamento, ma sui testi dei Padri della Chiesa».
Ci vorrebbe un terzo Concilio Vaticano per sistemare quelle «storture» che lei vede come errori della Chiesa?
«Sì, ma solamente quando ci sarà la piena libertà di parola e la norma chiara, non il diritto canonico medievale. Lo stesso Vangelo sarebbe la soluzione se Gesù Cristo fosse ancora la norma e non il sistema medioevale romano».
Ritiene davvero possibile un nuovo Concilio?
«Per Dio tutto è possibile. Ma si deve capire che siamo in una crisi profonda, ancora più estrema nei Paesi profondamente cattolici come l'Irlanda e la Polonia, e che una soluzione è necessaria. Segno che dobbiamo agire. Ma non credo che il futuro Papa, anche se sarà un innovatore potrà modificare la legge del celibato e la questione dell'ordinazione delle donne, che sono strumenti necessari alla Chiesa per andare avanti».
Islam e cattolicesimo, possono trovare una comune linea d'intenti?
«Conosco molti musulmani e insieme nella fede abbiamo il Dio unico di Abramo con i comandamenti fondamentali di etica, una visione progressiva nella storia dell'umanità e nell'importanza delle voci profetiche. Ci sono differenze sostanziali che ho trattato nel mio libro sull'islamismo (2005), ma la cosa più importante è che i principi fondamentali dell'etica sono gli stessi. In questo senso per me, l'etica mondiale è la chiave per risolvere i problemi dell'economia, della tecnologia globale e della comunicazione dell'etica che deve essere il fondamento per la politica, così come la politica deve essere il fondamento per l'economia, e non viceversa».
Agli scettici che ritengono difficile costruire un'etica mondiale con principi generali, lei cosa risponde?
«Che devono prima studiare e poi giudicare. Molte volte questi critici non hanno studiato l'etica mondiale e hanno solo pregiudizi. Il Parlamento delle Religioni di Chicago nel 1983 ha fatto una dichiarazione solenne per un'etica mondiale, e c'è un manifesto recente di questo tipo inserito anche nel mio libro Onestà . Studiare e non condannare prima».
Per principio ogni essere umano deve essere trattato umanamente. Ma questa è una regola di tutte le culture?
«Non si può fare un'affermazione teoretica. Anche in Cina ci sono proteste quando c'è una persecuzione contro qualcuno. Nei sistemi dove si rispetta meno la personalità c'è un movimento per i diritti e la dignità umana. Molte volte nelle religioni profetiche dell'occidente, non seguiamo abbastanza l'ecologia come nelle religioni indiane. Possiamo imparare questo, e loro possono imparare da noi una maggiore stima della persona umana».
Un suo libro s'intitola Salviamo la Chiesa : da cosa e da chi?
«Salviamo la Chiesa dal sistema romano medioevale cambiando alcune persone risponde Küng -. Il nostro problema è che non abbiamo nessun controllo democratico sulle gerarchie. La Chiesa è l'ultimo sistema assolutista che non permette un'opposizione, e dobbiamo sperare che finalmente un Papa e alcuni vescovi dicano com'è la realtà. Se un solo vescovo tra i tanti dicesse chiaramente qual è la situazione, sarebbe una piccola rivoluzione. Nei Paesi arabi era lo stesso, ma in Tunisia un solo uomo ha scosso i sistemi millenari e ha smosso folle che hanno abbattuto mura incrollabili e aperto la strada alla democrazia. Noi vogliamo abolire il sistema romano per salvare la chiesa cattolica».
Che rapporto c'è tra onestà e Chiesa cattolica?
«Ho conservato Cristo come centro della mia teologia e della Chiesa, ma il mio orizzonte è il mondo. In tutti questi decenni ho allargato la mia teologia prudentemente e lentamente, e il mio libro sull'economia è anche un manifesto per un'etica economica mondiale globale. Dappertutto i fedeli cattolici sperano in un diverso sistema, perciò salviamo le comunità dei fedeli che in tutti i Paesi del mondo, producono molto e bene e non danno scandali».
Fonte: Corriere del Ticino, 30.01.2012
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