Maria, donna del Magnificat, mandata a cantare colui che viene a liberarci dall’orgoglio.
di fratel Arturo Paoli
“È impossibile pensare l’Incarnazione
e la redenzione senza la donna:
voce di Maria a Cana di Galilea:
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Fratel Arturo Paoli |
fate quello che vi dirà;
voce della Samaritana:
venite a vedere un uomo;
voce della Maddalena:
ho visto il Signore.”
(Arturo
Paoli – “Il sacerdote e la donna”)
Io sono un amante dell’arte, da
giovane ho avuto un grande maestro che insegnava storia dell’arte a Pisa,
Matteo Marangone, ma egli si interessava soltanto delle forme, dell’aspetto
estetico, non di ciò che poteva esprimere un’immagine. Forse anche agli artisti
stessi il soggetto, in realtà, non interessava: il popolo era religioso perciò ai
pittori venivano commissionate immagini sacre. Ora, guardo la Madonna col
bambino di Pietro da Talada e la prima cosa che noto è: qui manca Giuseppe. Perché? Maria è rappresentata col bambino e,
in altre immagini di altri artisti, Gesù è attaccato al petto di lei. Giuseppe,
quando c’è, è lì come custode, non è mai in posizione di amico, di marito, ma
sempre di protettore, di guardiano a cui è affidata Maria. L’interesse è tutto
concentrato in lei. Anche liturgicamente, Giuseppe viene celebrato come il
custode, il padre “putativo”, colui che difende la maternità. Da cosa viene
tutto ciò? È la cultura greca che ha pervaso la cristianità, il punto di vista
dei greci sul rapporto uomo/donna e sulla famiglia. I greci sono stati i più
lascivi dell’umanità, però sono quelli che hanno considerato una debolezza
l’amore e l’amicizia per la donna. Come viene valutata la moglie di Socrate nei
dialoghi di Platone? Una bisbetica. Una donna intrattabile da cui lui egli si è
dovuto difendere. L’immagine dell’uomo che i greci ci hanno tramandato è quella
di un essere che non ha complemento, che è “a metà”. L’immagine di Gesù è
quindi associata a quella della madre, però è importantissimo, ad un certo
punto, che egli si “difenda” dalla madre, e succede quando dice: “Chi è mia madre? Chi sono i miei
fratelli?”. Già a dodici anni, al tempio, aveva detto ai suoi: “Perché mi
cercate?” Il vangelo ci spiega questo: Gesù si emancipa. Ho un ricordo di mia
madre quando, a diciotto anni, mi disse che, da quel momento, dovevo uscire di
casa ed imparare a cavarmela da solo. Mi ha aiutato ad emanciparmi. Da lei sono
tornato sempre, e mi piaceva portarle dei piccoli regali. Ma lei mi ha spinto
ad essere libero. La mancanza della figura del padre nell’iconografia è
emblematica. Se Gesù, invece di essere visto come una vittima per placare un
Padre arrabbiato, venisse visto come un modello da seguire, tutto sarebbe
diverso. La venuta del cristianesimo e di Cristo nell’Occidente greco in un
certo senso ha magnificato solo un aspetto sia di Gesù che di Maria, un aspetto
trascendente. Il mondo greco è caratterizzato dalla ricerca di quello che è
metafisico, cioè la ricerca del principio delle cose: le idee, per Platone, i
prototipi per Aristotele. San Tommaso ha pensato il cristianesimo in questo
schema, lo schema metafisico. Io penso che questo spieghi molto la crisi
attuale e anche un po’ la crisi della Chiesa perché, praticamente, noi abbiamo
vissuto un Cristo lontano dalla realtà e abbiamo interpretato questa presenza
fisica di Gesù sulla terra come la presenza di una vittima destinata ad essere
“macellata” per ottenere il perdono dal Padre per i nostri peccati. In questo
modo, sono stati creati tanti, ma tanti equivoci. Il primo equivoco è che ora
ci troviamo una civiltà cristiana totalmente lontana dai principi veri del
cristianesimo. Praticamente abbiamo detto:“ Gesù ha scontato i peccati per
tutti e noi, in qualche modo, attraverso una lacrimetta, riusciamo a salvarci
l’anima senza troppo impegno perché Lui ha già salvato l’anima di tutti.”.